Un grido di aiuto, disperato, che sperano, questa volta qualcuno ascolti. Lo lancia l’Asgop, l’Associazione Sarda dei bambini di Oncoematologia Pediatrica dell’Ospedale Microcitemico. Vogliono farsi sentire, perché nessuno li ascolta più. Sono parole pesanti, difficili da mandare giù. Difficile da credere che possa accadere in un paese normale.
Sono quelle della presidente Bruna Moro, madre di una bimba che ha lottato anni contro il cancro, che scrive la sua denuncia e quella dell’Asgop, e la pubblica nella pagina facebook della loro associazione: “con questa comunicazione denunciamo il totale disinteresse dei Direttori Generali, Direttori Sanitari, che non hanno voluto ascoltare le richieste dei genitori di bambini ammalati di tumore. Richieste, necessità e bisogni che non si possono negare, come il diritto a condizioni di cura e di ospedalizzazione dignitose ed efficienti. Siamo un’Associazione di genitori che da anni, al fianco degli operatori, lavora con impegno e devozione per migliorare il percorso di cura e assistenza dei bambini malati di tumore di tutta la Sardegna. Con grande fatica abbiamo conquistato gli ormai “ex nuovi spazi” del Microcitemico, che solo pochi mesi fa occupavano adeguatamente il 5° e 6° piano della nuova ala. Pensavamo che la situazione in cui naviga il reparto di Oncoematologia Pediatrica potesse migliorare nel tempo, e che le Istituzioni con cui la nostra Associazione ha sempre pacificamente dialogato, potessero colmare quelle lacune che restavano, per arrivare ad un miglioramento considerevole delle condizioni di cura e di vita dei nostri bambini assistiti. Ci siamo però resi tristemente conto che nessuno ha mai preso in considerazioni le condizioni di cura che attraversano i bambini affetti da tumore, che durante il loro protocollo di cure sono costretti a essere trasportati di ospedale in ospedale per ricevere l’assistenza adeguata. Le Istituzioni hanno solo pensato di elaborare qualcosa che politicamente potesse dare prestigio e notorietà, progettando il GRANDE POLO PEDIATRICO. Le Istituzioni non si sono vergognate minimamente di raccontarci, mese dopo mese delle false promesse su ciò che del nostro reparto avrebbero dovuto migliorare, spostare, sistemare, allestire. Noi da genitori e persone collaborative, abbiamo sempre cercato, con il dialogo e il confronto costruttivo, di cogliere quello che di buono poteva trarre il reparto, abbiamo rinunciato a degli spazi che in passato erano stati destinati ai nostri bambini e alle famiglie, perché il futuro Polo Pediatrico potesse accogliere un reparto di chirurgia, utile a tutta la struttura. Da anni un anestesista pediatrico fatica per riuscire ad assicurare ai nostri bambini le procedure previste dal protocollo di cure oncologiche in anestesia generale, ma il suo ruolo e la sua figura professionale sono stati trattati senza rispetto dall’Amministrazione Ospedaliera. Per questo motivo da domani il reparto di Oncoematologia Pediatrica NON AVRA’ PIU’ un anestesista pediatrico dedicato, per le procedure in anestesia generale. I nostri bambini saranno di nuovo costretti a viaggiare verso altri ospedali per ricevere da altri reparti ciò che si era riuscito ad organizzare in loco per loro, poiché tali condizioni hanno portato alle dimissioni e alla chiusura del servizio anestesiologico. I servizi del reparto sono carenti di organico, DENUNCIAMO il manco di infermieri, quelli presenti sono costretti a fare i doppi turni, DENUNCIAMO il manco di personale medico, costretto anch’esso a ricoprire turni di lavoro in modo inumano”.
E così il bambino di Valentina Tolu, un’altra mamma che fa parte del direttivo dell’associazione, sarà costretto (lui come gli altri bambini) ad essere trasportato da un ospedale all’altro per fare le visite, e per le procedure chemioterapiche sarà costretto ad essere trasportato al Santissima Trinità o addirittura a Iglesias. E non si parla di un bambino con l’influenza, parliamo di un bambino ammalato di leucemia.
“Siamo pronti a fare una battaglia, perché nessuno ha mai preso in considerazione la situazione dei nostri bambini – è la promessa di Valentina – e l’Asl non s’interessa migliorare le condizioni dei nostri reparti. Non siamo più disposti ad accettare tutto questo”.










