Un anno e mezzo di sveglie all’alba, per essere pronto all’apertura del bar dell’ospedale Brotzu, Alessio Putzulu: “Sono fermo da novembre”, spiega, disperato, durante la manifestazione organizzata dalla UilTucs proprio a pochi metri di distanza dal locale. “Tutti gli altri bar sono aperti, noi siamo tutti in cassa integrazione e, spesso, non arrivata. Siamo al massimo delle difficoltà, pensando che c’è da pagare il mutuo e tirare avanti la famiglia settecento euro non bastano”. Putzulu racconta di essere “divorziato, ho un sacco di problemi alle spalle, devo mandare avanti la casa e le varie spese, con gli avvocati, ho bisogno di lavorare”.
E al dramma del bar sbarrato, sino a oggi, si aggiunge quello dei ritardi della cassa integrazione. E Putzulu rimarca: “Perchè, visto che si sono potuti riaprire i bar in tutti gli ospedali, il nostro è ancora chiuso? Non voglio andare contro l’azienda o l’ospedale, ma solo capire”. E il 36enne ammette di essere dovuto tornare a chiedere aiuto alla sua famiglia: “Sono stato costretto a farmi sostenere dai miei genitori”.












