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Dal 1993 serve paste, caffè e cappuccini alle migliaia di persone che, ogni giorno, entrano all’ospedale oncologico, Corrado Ritano. C’era anche lui a manifestare, stamattina, fuori dall’altro ospedale dove, dal tre novembre scorso, il bar è chiuso, il Brotzu. Stessa società appaltante, stessi problemi: “E la cassa integrazione non arriva nemmeno puntualmente, sto ancora aspettando dicembre, oltre a luglio, agosto e settembre. Si tratta di 450 euro al mese, non si può vivere così. Quando arrivano le bollette da pagare c’è veramente da piangere”, afferma Ritano. “Ho un figlio, una moglie invalida, il mio è l’unico stipendio che entra in casa”. Meglio, che entrava. Ora, solo “quei quattro soldi” della cassa integrazione.
“Ho bisogno di lavorare, è giusto che ci facciano riaprire”, osserva il barista: “Ormai, sia io sia i miei colleghi siamo tutti sulla stessa barca. Per me, poi, è davvero un tormento questa situazione, dopo quarant’anni di servizio”.