Una tristissima storia di “stress lavorativo” e umiliazioni che un autotrasportatore torinese non ha retto, decidendo di togliersi la vita. La Procura di Torino ha concluso le indagini relative alla morte del camionista avvenuta nel 2023: l’uomo aveva contestato orari lavorativi troppi lunghi, fino a 14 ore, riduzioni dei tempi di riposo e pressioni psicologiche. L’uomo, 60 anni, era stato per questo anche schiaffeggiato davanti ai colleghi.
Ora la Procura, dopo le indagini avviate su richiesta dei familiari del 60enne prossimo alla pensione e assistiti dalla legale Mariagrazia Pellerino, ha rinviato a giudizio due manager della grossa azienda di logistica lombarda che rifornisce un’importante catena di supermercati per la quale l’uomo lavorava.
Secondo la Pm Rossella Salvati non sussistono gli elementi di sfruttamento lavorativo, mentre resta l’accusa di omicidio colposo. Stando a quanto ricostruito dagli inquirenti e testimoniato anche dalla moglie della vittima, l’uomo era molto stressato fino a soffrire di crisi di panico, che potrebbero essere stati determinati dalle costanti pressioni lavorative denunciate.
Nonostante questo, non aveva rinunciato al lavoro, fondamentale per sè e la sua famiglia.












