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Autosvezzamento: cos’è e come funziona

di Redazione Cagliari Online
25 Maggio 2019
in rubriche

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Autosvezzamento: cos’è e come funziona

A cura di Raffaella Aschieri

(DietistaMenutriX)

 

Quanto sia importante la qualità  alimentare e nutrizionale e, la relazione con il cibo, dal tempo della gestazione ai primi pasti solidi ormai è noto a tutti specie in termini di prevenzione obesità e sovrappeso.

Meno note sono invece le diverse scuole di pensiero da parte dei medici pediatri riguardo l’autosvezzamento, o meglio,alimentazione complementare a richiesta. C’è infatti da rilevare una accesa discussione fra le diverse parti.

Quando parliamo di alimentazione complementare  stiamo parlando di una modalità di introduzione dei cibi solidi nei neonati a partire solitamente dal sesto mese di vita.  Per cibo solido si intende tutto ciò che non è latte materno o artificiale, per cui include anche cose tipo tisane o tè di vario genere, non solo cibi strettamente solidi. In altre parole, Se si offre qualcosa che non sia latte, si inizia a tutti gli effetti lo svezzamento.

L’ Autosvezzamento sembra una novità ma, a mio avviso e per quel che può valere, è sempre esistito. O meglio, è stato il modo di mangiare di tutta l’infanzia per secoli prima dell’avvento e formazione delle industrie alimentari per l infanzia ( e quindi di omogenizzati, farine e brodi confezionati all’origine, biscotti Etc, etc,)

Ad ogni modo in questi ultimi 50 anni la scuola tradizionale dei medici pediatri ha indicato come pappe ideali cibi semplici preparati ad hoc per il neonato, come i brodini vegetali a base di carote e zucchine con cipolla o mousse di frutta  per iniziare uno svezzamento controllato. Da alcuni anni però l’attenzione di diversi medici pediatri e ricerche scientifiche hanno riscoperto la centralità dell’autosvezzamento e l’importanza di tale metodo per favorire un rapporto ottimale dell’ individuo sin dai primi di vita col cibo (controllando la qualità nutrizionale) mettendo in condizione la creatura di sei o sette mesi in condizione di partecipare alla mensa familiare uguale o quasi per tutti. Ovviamente tenendo presenti alcune caratteristiche fondamentali che ora vediamo nel dettaglio.

L’Oms (Organizzazione Mondiale Sanità) per poter scegliere lo svezzamento complementare indica come età non prima dei 6 mesi ma oltre a questo Il bambino deve necessariamente :

– aver perso il riflesso di estrusione (quello che gli fa tirare fuori la lingua se si

stimolano le labbra e che permette ai neonati di poppare),

– essere in grado di stare seduto in maniera autonoma,

– avere adeguata coordinazione occhi-mano-bocca e

– mostrare interesse per il cibo

Inoltre sempre l OMS consiglia cibi che abbiano quattro caratteristiche: Cibi ricchi di energia, Cibi puliti e sicuri, Cibi che siano facili da preparare nel contesto dell’alimentazione della famiglia, Cibi reperibili localmente e a costi ragionevoli

Premesso tutto ciò la perplessità dei genitori sono principalmente due: il terrore del soffocamento facendo gestire da solo i cibi e non garantire i fabbisogni nutrizionali necessari per una crescita e uno sviluppo adeguato del bambino. In risposta a queste due perplessità c’è la soluzione.

La prima è quella di conoscere (attraverso un corso tenuto da esperti) le tecniche di disostruzione che saranno utili per sempre sia durante la crescita del vostro bambino sia per gli adulti della famiglia;  la seconda quando al neonato di sei o sette otto mesi gli si propone un piatto di pasta tradizionale che lui mangerà con le mani o con la posata, dovrà sempre esserci un genitore che controlla in modo vigile sia dai primi assaggi sia quando sarà in grado di mangiare un pasto completo.

Per quanto riguarda l aspetto della qualità nutrizionale e alimentare le ricette proposte a partire dai sei mesi sono semplicissime e complete. Bisogna tener conto che a 6 mesi il neonato ha uno stomaco più piccolo della vostra mano chiusa quindi le quantità da ingerire non dovranno essere enormi.

A 6 mesi si introduce il pranzo: si può iniziare con le verdure frullate o con le prime farinate. La regola più importante per lo svezzamento è abituare il bambino al sapore essenziale, rimuovendo olio, sale e zucchero. Possono anche essere introdotti: carne bianca, prosciutto cotto o formaggio fresco.

Con lo svezzamento a 7 mesi si introduce la cena e si può proporre il pesce fino a due volte alla settimana. Allo stesso tempo, può essere introdotto il vitello e manzo. A circa 8 mesi ci si può sbizzarrire ancor di più: legumi di ogni genere, aggiunti a quanto già introdotto precocemente. In realtà, se il bambino assaggia i legumi prima degli otto mesi e li gradisce, si può anticipare tranquillamente. Nuove scuole di pensiero accolgono l’ idea di introdurre sostanze allergeniche precocemente, come ad esempio l’uovo o il glutine proprio per immunizzare al meglio il discorso allergie. In ogni caso il consiglio dei pediatri che promuovono l autosvezzamento è di proporre alimenti particolarmente  allergizzanti uno alla volta e in tempi diversi.

 A 12 mesi il bambino può mangiare tutto e, quindi, può essere anche introdotto il latte vaccino.

Frullato di biscotto, polpettine di spinaci, crema di ceci, gnocchi di fagioli, minestra di verdure, polpette di tonno. Queste sono alcune delle ricette preferite dalle mamme che si accingono all’autosvezzamento. L’importante è che il cibo sia sminuzzato oppure offerto naturalmente, per poterne assaporare il gusto autonomamente.

Per non avere dubbi sulla qualità nutrizionale è sempre meglio anche in questo caso essere seguiti da un nutrizionista per avere dei menù validi per tutta la famiglia.

Basta dare il cucchiaio nelle mani del bambino o permettere

magnificamente l’ uso delle sue mani per mangiare da solo. Il risultato

sarà, forse, un abitino tutto sporco ma nel contempo avrà

guadagnato qualcosa di più grande. Con l’autosvezzamento il bambino

apprende ad essere autonomo e conosce a pieno l’educazione

alimentare.

Fra gli altri vantaggi del autosvezzamento è che tutta la famiglia è costretta a mangiare in modo più sano ed equilibrato, anche quando ci si trova in viaggio o fuori di casa,  ed anche dal punto di vista ambientale: niente vasetti e altri imballaggi, zero sprechi, meno consumi energetici per la preparazione e la conservazione delle pappe.

A contorno di quanto si è detto sino ad ora bisogna spendere due parole sulla importanza del senso del gusto nei neonati  e di come tale senso sia fondamentale per lo stato di salute di questo individuo che un giorno sarà un adulto. Infatti più il senso del gusto sarà ben affinato e consapevole  tanto più il soggetto in questione avrà la necessità di seguire una dieta varia ed equilibrata e quindi di tenersi lontano da obesità e sovrappeso.

I bambini nascono con cinque gusti innati: dolce, salato, acido, amaro e umami ossia “saporito”.  L’umami della dieta mediterranea si trova nel  parmigiano, funghi, asparagi, olive, nere, mais, carni) si, anche le carni che contengono in modo naturale glutammato. Nei primi mesi, però, ne sperimentano solo uno: il dolce del latte materno o artificiale. È solo dal momento del svezzamento in poi che, gradualmente, iniziano a conoscere gli altri quattro sapori, affinando sempre più il senso del gusto che maturo di consapevolezza porterà il bambino ad un gusto variegato .

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