Assemini – La piscina comunale si trasforma in campo per diatribe tra maggioranza e minoranza: ancora chiusa al pubblico, non risparmia, però, accesi scontri tra le parti che compongono il consiglio e, se tuffi e nuotate nell’impianto sono un ricordo per i tanti cittadini affezionati alle vasche, in crisi dai tempi del covid, una nuova polemica agita le acque politiche. La commissione consiliare Trasparenza chiede di visitare la struttura, il Comune “rimanda” per questioni burocratiche.
“In qualità di Portavoce di Fratelli d’Italia – comunica Massimo Carboni – considero sbagliato negare, ai componenti della Commissione consiliare di Garanzia e Trasparenza, di vedere lo stato della piscina e dell’auditorium.
Durante l’ultima Commissione Lavori pubblici, in seguito a una precisa domanda di un Consigliere di minoranza sulla situazione della piscina, siamo venuti a conoscenza (attraverso la risposta fornita da una componente tecnico amministrativa), di una preoccupante situazione riguardante proprio lo stato della piscina comunale.
Pertanto, tempestivamente e senza indugiare, la scorsa settimana, la Presidente della Commissione di Garanzia e Trasparenza, Sabrina Stara, aveva proposto e concordato con i Responsabili degli Uffici, la data per una visita dell’intera Commissione, dei tecnici comunali e degli assessori competenti, presso i locali della piscina e dell’auditorium comunali, tra i più importanti beni patrimoniali del nostro Comune, chiusi da tempo o mai aperti. Ciò con lo scopo di conoscere compiutamente lo stato dei luoghi, prenderne visione e procedere a valutazioni oggettive finalizzate a fornire un contributo costruttivo alla stessa Amministrazione comunale, nell’esclusivo interesse della Comunità che rappresentano. Una semplice visita ai locali per avere un’immagine chiara della situazione.
A distanza di qualche giorno dalla convocazione della Commissione, in cui è rappresentata anche la maggioranza, l’Ufficio di Presidenza del Consiglio comunale trasmetteva una nota ufficiale, con la quale negava la possibilità di accedere ai locali della piscina e dell’auditorium. Ciò, in virtù di una interpretazione irreale che definiva, la richiesta di visita, “di indagine”. Interpretazione lontanissima dalle intenzioni della Presidente e dei componenti la Commissione che certo non avevano mai pensato di sostituirsi alla Polizia giudiziaria. Il nostro compito era e rimane contribuire alla soluzione dei problemi, non incrementarli.
Premesso che lo stesso Ufficio di Presidenza del Consiglio avrebbe potuto chiedere delucidazioni sulla natura e sulla modalità dell’iniziativa della Commissione, seppur chiaramente messa nero su bianco e nel pieno rispetto della disciplina e della prassi giuridica. Avrebbe potuto farlo anche informalmente, con spirito collaborativo, così come ha sempre fatto la Consigliera Stara. Invece, ha preferito alterare l’esercizio di una funzione politica e di rappresentanza fondamentali dei Consiglieri comunali.
Siamo certi e fiduciosi che, un’analisi dei fatti più serena, porterà consiglio a chi ha impedito la visita. Perché esiste una sola esigenza: quella di tutelare e informare i cittadini di Assemini e occuparci, unendo le forze, dei beni comuni e dei bisogni fondamentali dei nostri concittadini con spirito il più possibile collaborativo”.
Risponde il presidente del Consiglio, Alberto Nioi: “In riferimento alla convocazione della Commissione consiliare in oggetto, ritualmente inviata per procedere, testualmente, a “sopralluogo presso la piscina comunale” e sopralluogo presso il teatro comunale”, prima di dare corso ai lavori commissariali, si fa presente quanto segue.
Come confermato dal Segretario generale e dalla Responsabile dell’Area Manutentiva, Igiene Urbana, Ambiente e Protezione civile, all’uopo interpellati, esula dalle competenze delle Commissioni consiliari permanenti, per come previste e disciplinate dall’art. 14 del vigente Regolamento del Consiglio comunale, lo svolgimento motu proprio di sopralluoghi presso locali comunali. Invero, l’art. 14 medesimo prevede che le Commissioni di cui trattasi possano svolgere indagini conoscitive “relativamente al funzionamento dei servizi, all’attuazione di programmi e progetti,… .” previo incarico del Consiglio comunale.
A prescindere da ogni valutazione sulla riconducibilità o meno dei richiesti sopralluoghi nell’ambito di un’indagine conoscitiva, non risulta allo scrivente che il Consiglio comunale abbia conferito un incarico di tal fatta a codesta Commissione.
Un’ ipotesi di attività di controllo e indagine particolarmente penetrante è quella prevista dall’art. 28 del vigente Statuto comunale, ove si legge che “II Consiglio comunale può istituire, su proposta del Sindaco, del Presidente del Consiglio o su istanza sottoscritta da almeno 1/5 del consiglieri, a maggioranza assoluta dei propri membri, commissioni di indagine incaricate di effettuare accertamenti su fatti, atti e provvedimenti, nonché su comportamenti tenuti dai componenti degli organi elettivi, dai responsabili degli uffici e dei servizi, dai rappresentanti del Comune in altri organismi”. Trattasi, come è ovvio, di Commissioni speciali, come tali non permanenti, deputate a verificare fatti e comportamenti specifici, la cui istituzione è demandata all’iniziativa di determinati soggetti istituzionali e all’approvazione, anche qui, dell’organo consiliare.
Per le ragioni sopra esposte, si comunica che non sarà possibile articolare i lavori della Commissione secondo quanto previsto dalla nota di convocazione in oggetto, non essendo consentito effettuare i sopralluoghi ivi indicati prima della riunione della Commissione medesima. Tale riunione potrà tenersi, come sempre, presso i locali della Casa comunale a ciò deputati“.
E’ del tutto evidente che il mio è stato un richiamo formale al Regolamento che disciplina le attività della Commissione se questa viene convocata, in modo formale, in contrasto con quelle che sono le sue prerogative.
Nessun intendimento di mettere in discussione la buona fede della Presidente Stara tanto meno “alterarne” il ruolo e la funzione svolti. Solamente un rimando alla giusta interpretazione della funzione della Commissione Trasparenza che non ha quel compito, come avrebbe potuto confermare il Segretario Generale se fosse stato consultato preventivamente”.











