Ricordi del passato, di quei tempi in cui smartphone e internet di certo non esistevano e tutto si tramandava con i racconti orali e scritti. Scrigno di sapere e autore della divulgazione è ancora Scalas, pluripremiato anche con il riconoscimento del Valore Identificato Culturale Tradizionale che spiega: “La piccola Chiesetta di San Andrea fu edificata da Mossen Juannoi Orru’ e da sua moglie Joana Angela Murtino nei loro possedimenti intorno al 1644 e questa data la possiamo rilevare da “Su alla Vetta del Padre Colli Vignarelli in cui scriveva che ” i primi cenni si possono riscontrare nella relazione del Vicario Parrochiale Salvatore Pitzianti inviata al Vicario Capitolare Mons. Corongiu nel 1778 ” Ma dal momento che si conosce la data della morte di Juannoi Orru’, la quale avenne nel 1649, è possibile dedurre che la Chiesetta sia stata ultimata prima del suo trapasso, pertanto questo anno ricorre il 375 anniversario della costruzione di questa Chiesetta campestre.
Questo luogo di culto di San Andrea era una delle tante piccole Chiesette, le quali vi erano nell’agro ad Assemini: Santa Maria de Su Carroppu, Santa Maria de Terra Asily, San Francesco, Su Coru e Gesusu, Santa Lucia, San Cristoforo, tutte non più esistenti ad eccezione di quella di Santa Lucia e San Cristoforo, piccole Chiesetta delle quali oramai non si conosce l’esistenza e non sono neanche nel ricordo dei più anziani.
Mediante la ricerca effettuate dal ricercatore Vincenzo Sanna nell”Archivio Storico di Stato e di quello Diocesano di Cagliari, per i quali doverosamente bisogna ringraziare i rispettivi direttori Dott.Trogu e Don Ferdinando Loddo e i loro collaboratori, oltre a Stefano Marras i quali sono riusciti a ricavare la genealogia di questa importante famiglia degli Orru’, la quale con varie vicissitudini operò attivamente ed anche incidendo tantissimo nella vita economica, sociale e politica nella Nostra Comunità sino ai primi anni del Novecento.
Nel frattempo questi terreni di Jannoi Orru’ e di Joana Angela Murtino in cui fu edificata la Chiesetta, passarono agli Escalas/Mereu tramite una sua nipote Antonietta Moreno che nel 1686 sposò Antiogo Escalas e pertanto si ritiene che in virtù anche di questi passaggi, nel 1920 del Novecento davanti all’ingresso della Chiesa fu costruito un loggiato, tipico delle Chiese campestri in Sardegna e questo fu fatto erigere dalla Vedova Scalas e dal figlio e dai mariti delle figlie: Mostallino, Sanna, Mereu.
Il costruttore fu il famoso ed esperto per quei tempi il mastro muratore, Efisio Lecca, il quale come era usuale fare allora, incise anche in una delle travi il suo nome, la data e il nome della famiglia la quale commissionò i lavori, ma che purtroppo oramai, dopo lo scempio del restauro eseguito nel periodo del Covid è stato stravolto nella sua struttura architettonica originale.
Da antica data i festeggiamenti venivano effettuati dai famigliari di Giacomina Mameli “Sa Viuda Scabas ” in seguito si incaricarono della festa i Pescatori di Assemini, ma questi la abbandorarono quasi subito dopo la Prima Guerra Mondiale. Mentre nel periodo in cui era Parroco il Dottor Sitzia e proprio nel 1925, questo Sacerdote chiese alla Vedova Scalas di rifare loro la festa e così fu sino all’anno 1941, anno della sua morte. E del resto a prova di quanto si dice esiste appunto il loggiato edificato dai famigliari della Vedova Scalas, Mostallino, Sanna, Mereu, Scalas.
Oltretutto queste notizie le abbiamo apprese proprio dalle pronipoti dalla Vedova Scalas, Milina Sanna la quale ha compiuto proprio questo Agosto 101 anni e da Minuccia Scalas di anni 95, ma precedentemente anche da un’altra pronipote Teresa Mereu la quale aveva 102 quando due anni fa è deceduta. Infine queste notizie e racconti della “Memoria Storica della Nostra Comunità” riguardanti la Chiesa, la festa di San Andrea e anche dell’Uragano de Sunda Manna del 1892 e di suo nonno Dionigi Scalas, ci furono trasmesse a suo tempo proprio da una nipote Pietrina Scalas deceduta anche ella alla veneranda età di 101 anni”.
Una storia da conoscere e tramandare, insomma: “Ad Assemini San Andrea si festeggiava nel suo giorno cioè il 30 di Novembre e d’altronde questo mese di Novembre veniva appunto denominato dalle persone anziane “Su mesi ‘e Sant’Andrea”, ma oramai nella Nostra Comunità questo termine non si usa più. Anzi a dire il vero non si celebra neanche più la festività di questo Santo nella sua data, in quanto i festegiamenti sono stati spostati in altra data, probabilmente scelta a caso per poter essere maggiormente frequentata.
Ma del resto questo “traslare” le date oramai è un fatto di routine, il quale costituisce anche un’abitudine, principalmente per le motivazioni che ora non interessa più la festa religiosa, il Rito, la Tradizione in se e soprattutto quello che rappresentava. Pertanto questo fatto palesemente dimostra in sintesi, che l’interesse protende solo per lo spettacolo e anche per prendere i contributi che giustamente si riesce a rintracciare dagli Enti che li dispensano: a riguardo, per essere ben compresi si potrebbe menzionare: il Carnevale estivo.
Infatti per esempio nella Nostra Comunità si sono spostati quelli di Santa Lucia e addirittura anche il rito “De Su Fogadoi per San Antonio e questo denota il fatto che si fanno tanto per essere fatti e non si comprende con quale finalità, che risulta essere quello di “eliminare” la Tradizione ed il Rito.
Un’ultimo ricordo del passato asseminese per questa ricorrenza: il vespro della festività di San Andrea era un via vai di frotte di bambini, a dire il vero anche di adulti, i quali dopo aver preparato una zucca scavandola dal contenuto facendo dei buchi a guisa di maschera, con l’accortezza di inserire una candela accesa si coprivano con un lenzuolo bianco perforato all’altezza degli occhi per poter vedere e dopo averlo indossato si scorrazzava andando in giro per il paese per racimolare qualcosa.
Ma anche questo Rituale che ci è pervenuto dai Nostri Antenati, oramai è stato cancellato ed è conosciuto soltanto da quelle persone che hanno una certa età e purtroppo dagli anni 50 del Novecento questa usanza non è stata più praticata e questo dovuto al fatto che malauguratamente “la Trasmissione alle nuove generazioni si è oramai interrotta”.












