Lo stadio abbandonato, l’Anfiteatro romano chiuso dalla Sovrintendenza e con la gestione nel mirino dei giudici. E il flop dell’Arena Grandi Eventi costata due milioni di euro e dimenticata dalla città, fino alla magra figura dell’Arena Beach, annunciata in conferenza stampa e mai vista. Cagliari da oltre un decennio è la capitale dei flop sui concerti nel Mediterraneo. E da anni per assistere all’esibizione di un big della musica occorre andare uscire dalla città per andare a Santa Margherita di Pula e a Olbia oppure è necessario varcare direttamente il Tirreno.
Tra gli anni ’80 e ’90 del secolo scorso lo stadio Sant’Elia ospitò concerti memorabili (mostri sacri come Edoardo Bennato, Joe Cocker e Vasco Rossi emozionarono i cagliaritani) ma l’allora sindaco Mariano Delogu affidò l’impianto al Cagliari calcio e niente più musica sul prato verde dei calciatori, nonostante nei mesi estivi (quelli più indicati per i concerti) l’impianto non ospiti nessuna partita.
Da allora lo stadio viene misteriosamente snobbato da 30 anni dalle istituzioni come spazio per la grande musica. Le giunta cagliaritana di centro destra di Floris decide invece di sistemare, con l’ok “provvisorio” della Soprintendenza gradinate ultramoderne in grado di accogliere migliaia di spettatori, sopra i ruderi dell’Anfiteatro romano, uno dei monumenti più importanti della Sardegna, per ospitare i concerti rock. E’ la famosa legnaia che, autorizzata come amovibile, in realtà resterà per un decennio sugli antichi resti della struttura romana senza mai spostarsi.
Arrivano intanto il Festivalbar e tantissimi big nazionali e internazionali della musica e tantissimi cagliaritani si affezioneranno al luogo. Poi però si presenteranno anche i guai. Prima sulla gestione dello spazio piomba la magistratura che manda alla sbarra gli operatori degli spettacoli, poi è il turno della legnaia che comincia a mostrare i segni del tempo.
Negli ultimi mesi della giunta Floris l’ex assessore alla Cultura Giorgio Pellegrini, viste le precarie condizioni della legnaia, negherà il monumento ai concerti, scontrandosi duramente con l’allora dirigente (e oggi assessore regionale al Lavoro) Ada Lai. Floris provò a mediare, ma in mezzo alla bufera arrivò a palazzo Bacaredda Massimo Zedda. Il suo arrivo coincise con la linea dura inaugurata dall’allora Sovrintendente cagliaritano ai Beni culturali Marco Minoja che si oppose agli spettacoli denunciando la necessità di restaurare l’Anfiteatro e chiese, forte anche di un parere dei tecnici dell’Istituto superiore di restauro di Roma, lo smantellamento immediato della legnaia, bollandolo come esperimento da non ripetere. Non solo: mandò anche tutte le carte in procura. A Zedda non rimase altro da fare che archiviare l’esperienza dell’Anfiteatro romano e levare tutte le grandinate montate dopo il 2000.
Il sindaco del centrosinistra e l’allora assessore alla Cultura Enrica Puggioni optarono così per l’Area Grandi Eventi nel quartiere di Sant’Elia, in una zona davanti al mare sulla quale avevano già ragionato all’epoca della giunta Floris gli assessori Pellegrini e Raffaele Lorrai (Lavori pubblici). Ma si rivelerà un flop, anche per la pessima acustica dello spazio, e l’Arena verrà abbandonata. Due milioni spesi per realizzare la struttura. Interrogato in aula da Pierluigi Mannino che accusava l’esecutivo di aver sprecato i fondi, l’ex assessore della giunta Zedda Paolo Frau spiegò che la cifra superò non di poco quella spesa dalla giunta Floris per l’Anfiteatro romano “mentre gli introiti sono cresciuti di quasi 100 mila euro considerando che, dalla concessione della struttura di viale Sant’Ignazio, il Comune non guadagnava nulla dal canone di affitto visto che veniva concessa gratuitamente”.
Resta la Fiera, ma complice il degrado in cui versa da tempo tutto il quartiere fieristico di viale Diaz, lo spazio non conquista il cuore dei cagliaritani. L’ultimo grande evento è quello di Vasco Rossi nel 2019. Grandi numeri, ma tantissimi i problemi. Gli organizzatori si pentirono e dichiararono: “Mai più in Sardegna”, a causa dei problemi legati al costo della concessione, alla sicurezza (gli organizzatori sarebbero stati costretti a una spesa imprevista di 17500 euro perché sarebbe stata richiesta la presenza di un presidio medico avanzato e di 13 ambulanze medicalizzate), oltre ai disagi per i parcheggi dei Tir e alle spese per i costi della polizia locale: “Per evitare che la nostra città venga nuovamente cancellata dopo esservi appena rientrata dal circuito dei grandi concerti”, scrisse in una lettera l’organizzatore Massimo Palmas all’allora neosindaco Paolo Truzzu, “ci auguriamo vivamente che questo macroscopico vuoto possa essere rapidamente colmato per le future occasioni”.
E invece il vuoto resterà tale. La giunta Truzzu ha deciso di levare il Teatro Nazzari (costato centinaia di migliaia di euro) davanti al Teatro Lirico, anche per sistemare i box della frutta, della verdura e della carne e del pesce che saranno trasferiti dal mercato di San Benedetto per i lavori di riqualificazione.
E ha deciso di puntare, annunciando il tutto in una conferenza stampa alla presenza del sindaco Truzzu, dell’assessora alla Cultura Picciau e della presidentessa della commissione Cultura Enrica Endrich l’Arena Beach all’ex Ippodromo per il Summer Festival del Poetto. Un flop totale. Non suonerà nessuno: preferiranno tutti la Fiera e all’ex Ippodromo tornerà il beach soccer.
E così Cagliari è rimasta fuori dal circuito dei grandi concerti. Cartolina del flop della giunta Truzzu l’Anfiteatro romano. Tutti gli esponenti del centrodestra cagliaritano, Endrich in testa, nella campagna elettorale vinta contro Francesca Ghirra, attaccarono il centrosinistra mettendo più volte l’accento sull’abbandono dell’antica arena di viale Sant’Ignazio “abbandonata e ridotta a discarica”. E dopo la vittoria la stessa Endrich (alla quale venne negato il posto nell’esecutivo di Truzzu) diventata intanto presidentessa della commissione Cultura si scontrò nel parlamentino con i Sovrintendenti. Ma oggi la situazione non è cambiata. Dopo quattro anni e mezzo le luci dell’Anfiteatro sono ancora spente. E i big a Cagliari non suonano più.











