La Sardegna rischia di perdere 78,5 milioni di euro di fondi europei se non accelera nell’utilizzo delle risorse del Fesr 2021-2027. A lanciare l’allarme è l’assessore regionale alla Programmazione Giuseppe Meloni, vicepresidente della regione, che lo scorso 20 maggio ha inviato una lettera alla presidente Alessandra Todde e alla giunta per sollecitare un intervento immediato. E’ il secondo avvertimento del Pd alla Todde dopo la decisione di non partecipare alla giunta per la nomina dei commissari asl, con nomi scelti esclusivamente dalla presidente 5 stelle nuorese senza il coinvolgimento dei dem. Alta tensione dunque in una maggioranza che la Todde dice essersi ricompattata sulla questione decadenza: facile e persino banale capire il perché.
“L’Isola ha certificato appena 22 milioni a fronte di un cofinanziamento complessivo di 100,5 milioni”, scrive Meloni che aveva già inviato un primo avvertimento a settembre, evidenziando che a Bruxelles occorre rendicontare l’intera somma entro il 31 dicembre. “In assenza di un’accelerazione immediata, il disimpegno automatico appare lo scenario più probabile”. Cosa peraltro mai successa prima.
La Regione dispone di 1,58 miliardi di euro dal Fesr per sostenere competitività, transizione verde e digitale, sviluppo urbano e inclusione. Ma secondo Meloni, i fondi investiti finora – sommando i 22 milioni certificati e altri 18,4 spesi – restano insufficienti. Da qui l’appello rivolto a dirigenti e assessori affinché “l’intero sistema regione si mobiliti con unità di intenti” per evitare la perdita delle risorse comunitarie.
Intanto, si apre un’altra questione: il cambio al vertice del segretario pd. Doveva essere Silvio Lai, ma le segreterie romane, che già avevano imposto la candidatura della Todde senza primarie e senza alternative, come dimostrava il fatto che la Todde era in campagna elettorale da mesi in tutta la Sardegna, pare non gradiscano: e ci sarebbe stato un intervento di Conte su Schlein, ancora una volta come ai tempi della candidatura, per stoppare l’ipotesi Lai, considerato meno malleabile dell’attuale Comandini.













