Una decina di casi accertati e altrettanti a rischio, è allarme tubercolosi tra gli infermieri del reparto di Pneumologia dell’ospedale Santissima Trinità di via Is Mirrionis. Alcuni mesi fa il primo caso di tbc poi il contagio tra i colleghi nel giro di poche settimane. Oggi la denuncia della Fials, Federazione italiana autonoma lavoratori sanità, che in una lettera inviata ai vertici dell’azienda ospedaliera denuncia “la violazione delle norme di sicurezza sul lavoro e le condizioni in cui operano gli infermieri del reparto”. Il contagio turbercolotico, infatti, sarebbe dilagato dopo alcuni ricoveri sospetti e non comunicati agli infermieri, che quindi hanno continuato ad operare a stretto contatto con i pazienti infetti senza precauzioni.
“La situazione di degrado assoluto dell’ospedale ci sta seriamente preoccupando – sottolinea il presidente provinciale della Fials, Paolo Cugliara – Quando si verificano disagi di questo genere è chiaro che qualcosa non funziona: più volte abbiamo segnalato queste ed altre criticità ai vertici dell’azienda, ma non ci sono mai stati interventi significativi”. La fonte del possibile contagio, a detta del sindacato e degli stessi operatori, è da ricercarsi tra i pazienti del reparto di Pneumologia ricoverati come casi sospetti di tubercolosi ma senza che gli infermieri ne fossero a conoscenza. E senza essere forniti dei Dpi, dispositivi di protezione individuale, ossia i guanti e le mascherine da utilizzare per evitare il contagio, come denuncia uno degli stessi operatori del reparto. Dieci finora gli infermieri di Pneumologia sotto trattamento farmacologico per tbc, per gli altri si attendono gli esiti dei test.
“Una situazione di rischio per diversi operatori, e le loro famiglie – si legge nella lettera della Fials – Tutto questo perché forse è stato trascurato un elemento imprescindibile: il controllo delle infezioni ospedaliere. In primis la valutazione del rischio di trasmissione della tubercolosi tra pazienti e, da questi ultimi, agli operatori. Ogni struttura sanitaria dovrebbe provvedere ad espletare tale valutazione e ripeterla periodicamente: chiediamo se ciò è avvenuto nei termini previsti”. C’è, poi, il piano di controllo dell’infezione tubercolare di cui ogni ospedale dovrebbe essere dotato per pianificare le attività di sorveglianza dei responsabili: “è stato definito? – chiede Cugliara – Pare siano stati attuati esclusivamente i programmi di screening per gli infermieri da parte del medico competente. Per quanto riguarda il controllo ambientale, mediante la ventilazione degli ambienti per minimizzare la possibilità di contagio, chiediamo come avviene l’isolamento respiratorio: isolando il paziente in una stanza con finestra, o con ventilazione?”. E poi la denuncia sull’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale respiratoria, “di cui il reparto, ci risulta, sia stato carente in diverse occasioni. Infine i programmi di sorveglianza sanitaria preventiva e periodica dei lavoratori parrebbero applicati occasionalmente e non in modo completo. Ricordiamo alla dirigenza medica dell’ospedale – conclude il presidente provinciale della Fials – che la non applicazione di queste prescrizioni ministeriali non solo non arginerebbe la diffusione della malattia, ma renderebbe la struttura sanitaria responsabile della trasmissione della tubercolosi”.










