Ha il fischietto ben saldo tra le labbra e lo lascia solamente durante lo scambio di battute nella diretta video di Cagliari Online. Alessio Mele, 43 anni, cagliaritano doc, è uno dei 132 lavoratori dell’Università che, tra portierato e servizi esecutivi, si ritrovano con uno stipendio tagliato del trenta per cento: “Cinque euro lordi l’ora, se non caporalato questo… Io apro e chiudo le facoltà, è un lavoro di alta responsabilità e, con gli orari che faccio, non posso fare un altro lavoro”, spiega, arrabbiato, l’uomo. “Al mese adesso arrivo a guadagnare cinquecento euro, vivo ancora con i miei genitori ma vorrei farmi una famiglia”. Ma con pochi denari in tasca, non è possibile.
“La colpa è dovuta ai vecchi governi guidati dal Pd, per le decisioni che hanno preso e che non permettono a quelli come noi di poter vivere dignitosamente. La nostra categoria è sottopagata”, afferma Mele, “l’Università deve intervenire, è assurdo che le gare d’appalto vadano poi in subappalto. Di sedici euro noi ne vediamo solo cinque, perché?”.











