Che il suo centrodestra possa essere considerato la prosecuzione dei cinque bocciatissimi anni di Paolo Truzzu è il rischio più grosso che pesa come un macigno sulla sua campagna elettorale. Alessandra Zedda lo sa, e sa che deve far leva sul mantra della discontinuità per recuperare terreno rispetto a un passato troppo recente per poter essere archiviato. Ma lei, una vita in politica, cagliaritana, ex giocatrice di basket, dirigente pubblico, lo dice con chiarezza: “Io sono altro”. E così, dopo due addii pesanti, quello alla giunta Solinas da vicepresidente e quello a Forza Italia dopo che Tajani aveva detto che non c’erano esponenti del partito all’altezza per la candidatura a presidente della Regione, è pronta a una nuova sfida. Vicina alla Lega, dice, ma senza tessere di partito.
La accusano di essere la candidata in continuità con Truzzu.
Chi lo dice è in malafede e vuole utilizzare questa cosa per denigrare la mia persona, il mio progetto. Io sono Alessandra Zedda, mi pare che il mio nome sia molto chiaro, un nome che è completamente diverso da quello del mio predecessore e che, anzi, bisogna vedere come novità. Io mi occuperò di Cagliari con una visione femminile, che non è quella di ricercare esclusivamente una parità di genere, ma è una vocazione diversa che la donna ha per senso di responsabilità, per custodia, per cura, per l’arte della ricucitura e della diplomazia. Una guida al femminile che, per la prima volta, darà un valore aggiunto: è tempo che accada.
Chiariamolo una volta per tutte: è entrata nella Lega?
No. Non sono iscritta alla Lega, ma certamente collaboro con loro, così come con gli altri partiti della coalizione. Sono presidente della mia lista civica “Anima di Sardegna”, sono ovviamente nel centrodestra ma non ho tessere di partito.
A proposito di tessere, l’addio a Forza Italia: colpa di Tajani o non le hanno più lasciato spazio qui in Sardegna?
Sicuramente quello che ha detto il presidente del partito, e cioè che per la presidenza della Regione Forza Italia in Sardegna non aveva candidati all’altezza, ha avuto un peso notevole. Poi ci sono altre ragioni, diciamo che si è concluso un percorso: scaduta la tessera, non l’ho più rinnovata.
E di Solinas che dice? E’ vero che si è dimessa dal suo ruolo di vicepresidente perché le faceva firmare tutte le delibere scomode e imbarazzanti, prima fra tutte quella sui funerali ai consiglieri regionali pagati con i soldi pubblici?
Mi sono dimessa perché, a un certo punto, mi sono resa conto di non riuscire più a essere incisiva nelle scelte di governo come invece avrei voluto. Finito il Covid, non c’erano più scusanti alla lentezza, alla non concertazione, alla mancanza di attuazione della parte importante dei programmi. E soprattutto c’era uno scollamento tra il consiglio e la giunta. E allora, parlandone molto serenamente con Solinas, gli ho detto che sarei tornata a fare la consigliera regionale, ruolo che avrebbe consentito di esprimermi al meglio. Sicuramente, senza sconti per nessuno.
I vostri rapporti ora come sono?
Assolutamente distesi, dal punto di vista personale sono sempre stati ottimi. E sono contenta di avere il Psd’az nuovamente in coalizione.
Non rischia di essere invece una zavorra? Il partito sardo d’azione è crollato alle urne dopo i cinque anni di governo e di Pontida.
Un partito che ha 130 anni di storia nella nostra regione come può essere una zavorra? E’ un valore aggiunto importante. Quando penso al Partito sardo d’azione penso a chi ne ha interpretato correttamente l’identità, la vocazione, i valori e quindi ovviamente io credo che chi si candida nelle fila del Partito sardo d’azione possa portare davvero quel contributo di identità sarda, di valore autonomistico che credo sia parte sostanziale di una città come Cagliari che vuole avere un’autonomia di proposta, un’autonomia di governo e di guida.
Perché nei suoi manifesti elettorali non ci sono simboli di partito?
Aspettavo di chiudere definitivamente la coalizione, ci saranno nei prossimi.
Parliamo di Cagliari. I cittadini lamentano una città sporca, invivibile per i cantieri, poco sicura. Da dove comincerà se i cittadini la sceglieranno come sindaco?
Intanto, premetto che voglio utilizzare tutta la parte sotterranea di Cagliari, mai sfruttata come dovrebbe invece essere, per interventi fondamentali come quelli sui rifiuti, con isole ecologiche interrate, o sui parcheggi. Naturalmente in zone dove non si rischia di incappare in reperti archeologici. Poi, voglio abolire le periferie.
In che senso, scusi?
Devono diventare quartieri di espansione, non ghetti abbandonati. Dunque non più periferie ma zone dalle enormi potenzialità finora inespresse.
La sicurezza è diventata un problema serio per Cagliari.
Lavorerò a un patto per la sicurezza tra amministrazione, Prefettura, forze dell’ordine, parrocchie: insieme per farci carico e prenderci cura della nostra città, dei nostri quartieri e delle nostre vie. Nella promozione della sicurezza, poi, una corretta pianificazione del territorio contribuisce alla creazione di spazi urbani sicuri e ben progettati. Questo può includere la definizione di aree pedonali, la separazione dei flussi di traffico veicolare e pedonale, la creazione di parchi e spazi aperti accessibili e ben illuminati. Un’illuminazione adeguata delle strade, dei parchi e delle aree pubbliche è una delle priorità per ridurre il rischio criminalità e aumentare il senso di sicurezza tra i residenti. E poi l’installazione di telecamere di sorveglianza in punti strategici.
Attraverso uffici di prossimità di polizia urbana si potrà garantire non solo un servizio ai turisti ma anche la funzione di controllo del territorio.
Altro problema serio e incredibilmente mai risolto da nessuno: la raccolta dei rifiuti.
Intanto è giusto precisare che il bando in corso è un bando ereditato da Massimo Zedda. Voglio realizzare isole ecologiche interrate dove poter conferire i rifiuti anche giornalmente. La differenziata, che richiede la collaborazione dei cittadini per il riciclo e il corretto smaltimento dei materiali, riducendo il volume di rifiuti destinati alla discarica, deve essere ricalibrata, anche rivedendo il numero e la conformazione dei mastelli. Va aumentata la frequenza di raccolta dei rifiuti nelle zone più abitate e ad alta densità commerciale, attivando telecamere e app per segnalare chi abbandona la spazzatura. Serve poi una revisione della Tari per garantire che davvero si paghi il dovuto e, soprattutto, si paghi meno grazie all’economia circolare dei rifiuti. Ovvio che una città più pulita aiuta a prevenire degrado e insicurezza.
I cantieri, un incubo. Secondo lei c’è stata un po’ di ossessione per tutti questi lavori contemporaneamente o è stata la paura di perdere i soldi europei? E lei cosa farà?
Forse si poteva progettare meglio l’apertura contemporanea di cantieri a pochi chilometri di distanza e non credo che ci fosse il rischio di perdere soldi. Detto questo, ora è necessario accelerare i cantieri aggiungendo turni di lavoro anche notturni e modificare, dove possibile, i progetti che provocano troppi disagi ai cittadini. I cantieri aperti, che hanno influito sulla viabilità, dovranno tenere conto di un piano parcheggi integrato con un piano del traffico e della sosta.
E la trincea di via Roma?
Avvieremo un grande approfondimento con tutte le parti interessate in merito alla piazza sul mare, che resta un momento qualificante della città, se ovviamente prenderà in considerazione le esigenze dei cittadini e andrà cambiato l’approccio con l’autorità di sistema, che il progetto lo conosce bene. Il fatto che io sia di centrodestra non significa che le cose non debbano essere modificate e migliorate.
Con il mercato di San Benedetto come la mettiamo?
Una cosa è certa: se i tempi si allungano, devono scattare i ristori per i commercianti. Troveremo il modo di valutare modifiche al progetto in corso, che non possono prescindere dai tempi di realizzazione. Personalmente avrei puntato sul trasferimento in uno degli edifici della Fiera di Cagliari, che avrei attrezzato e sostenuto con un trasporto pubblico ad hoc.
A proposito di trasporto, le piste ciclabili sembrano più un problema che una risorsa.
Devono essere modificate e migliorate. Le ciclopiste urbane, perché siano un valore aggiunto, devono rispettare standard elevati di sicurezza, separando fisicamente i ciclisti dal traffico delle auto e minimizzando gli incroci pericolosi. Devono essere integrate in una rete ben sviluppata, collegando le principali destinazioni come residenze, luoghi di lavoro, scuole e aree commerciali.
Piazza del Carmine, altra eterna irrisolta: ma come è possibile?
Il problema è che non è vissuta. Per questo la mia idea è animare tutte le piazze di Cagliari con eventi a tema. Per esempio, a febbraio, far diventare Cagliari la città del Carnevale con diversi eventi in ogni piazza per tutto il mese. O maggio, il mese di Sant’Efisio, poi ovviamente dicembre e così via: non eventi una tantum ma allungati nel tempo, utilissimi anche in chiave turistica.
L’anfiteatro romano, altro pezzo di Cagliari che non trova pace.
Lo riapriremo. Anzi, riapriremo tutta la città, la renderemo usufruibile al cento per cento, con tutte le sue sconfinate bellezze. Quando dico riapriamo la città, intendo prima di tutto riaprire i monumenti e le nostre identità e quindi parliamo dell’ippodromo, delle palestre scolastiche, delle infrastrutture sportive che sono chiuse oltre alla realizzazione delle nuove, quelle delle grandi città, come il palazzetto dello sport o lo stadio.
Perché ha accettato di candidarsi in una situazione oggettivamente non semplice?
Perché mi è stato chiesto da una coalizione unita che crede fortemente nel progetto per una Cagliari migliore. Come ci credo io, che amo profondamente la mia città.










