È dai commenti, duri e senza filtri, che emerge il segnale chiaro di un disagio profondo. Sui social monta l’indignazione per l’ennesimo episodio di violenza in ospedale. Un dibattito infuocato in cui i pazienti denunciano attese interminabili, disorganizzazione e personale spesso percepito come poco empatico. “Vergognoso fare 13 ore al Pronto Soccorso”, scrive un utente, “e non giustifico la violenza, ma bisogna vedere anche come si è comportato il personale. In certi casi, la maleducazione è reciproca”. “In ospedale si va perché si sta male, e bisognerebbe essere assistiti nel migliore dei modi, non essere lasciati ore ed ore in attesa e buttati per giorni interi sopra una barella nei corridoi”, scrive un altro paziente, esasperato. Non mancano riflessioni più profonde sul sistema stesso: “È proprio a causa della disorganizzazione sanitaria che avvengono certi episodi. Ci vorrebbero delle regole anche per il personale”. E infine: “Con questa proposta si chiede di reprimere e non prevenire, si continuano a spendere soldi nella direzione sbagliata, la sanità va riformata”. Sotto accusa, dunque, non c’è solo il comportamento dei singoli: nel mirino c’è un sistema sanitario considerato da molti al collasso. E mentre il web si divide tra chi difende i medici e chi denuncia i disservizi, negli ospedali la situazione diventa sempre più esplosiva. L’ultimo grave episodio, l’aggressione a un’infermiera del Brotzu, ha riacceso i riflettori su un problema che va ben oltre i singoli episodi: la sicurezza del personale sanitario e le condizioni in cui opera. I sindacati CISL FP e UIL FPL – sezione aziendale ARNAS G. Brotzu – chiedono “un rafforzamento della vigilanza interna, con personale fisicamente presente nei punti più critici del Pronto Soccorso, e il ripristino del posto fisso di Polizia attivo 24 ore su 24, già richiesto in passato e mai attuato”. A farsi sentire è anche la politica: il consigliere comunale Marcello Corrias ha presentato un ordine del giorno per chiedere presidi di Polizia fissi nei Pronto Soccorso di Cagliari. La situazione, denunciano tutti, è diventata insostenibile. E le soluzioni non possono più aspettare.











