Ospita un centro di accoglienza da anni che, non senza difficoltà, vede passare la vita di tante persone, giovani soprattutto, che abbandonano la loro terra d’origine e raggiungono le coste italiane, spesso, con mezzi di fortuna. La maggior parte di loro sogna un futuro migliore di quello che si sarebbe prospettato nei territori anche martoriati dalla guerra e dalla povertà, in un luogo sicuro e accogliente dove poter lavorare e vivere dignitosamente. Gli ultimi episodi drammatici avvenuti nelle coste calabresi, dove decine di migranti hanno perso la vita in seguito a un naufragio, hanno scosso l’opinione pubblica, divisa sulle modalità di intervento e strumentalizzata, sinteticamente, in “migranti si, migranti no”. Quel che è certo è che si parla di vite umane, di un fenomeno che non trova tregua e che merita il giusto controllo da parte delle istituzioni. Lo sa bene il primo cittadino di Villanovaforru che, ogni giorno, si relaziona con questo fenomeno e che ha espresso, pubblicamente, tutto il suo rammarico per una situazione che richiede una maggior organizzazione.
“Uno dei migranti ospitati a Villanovaforru è stato arrestato per un piccolo furto. Un altro migrante, invece, ha trovato un lavoro stabile e lo stiamo aiutando a cercare un affitto. Lui e la compagna hanno bisogno di una casa, ma fino ad ora sono rimasti a bocca asciutta. Mettiamola così. Quando vuole – spiega Onnis – lo Stato sente e vede benissimo. Quando non vuole, si gira dall’altra parte e lascia che ci arrangiamo da soli.
Dopo tutti questi anni, posso dire una sola cosa certa sui migranti. Vengono trattati come pacchi. Sbattuti sui confini italiani, immediatamente respinti o presi contro voglia, smistati da un centro di accoglienza all’altro, tenuti a volte in condizioni al limite del vivibile, rispediti oltre confine il prima possibile. Mai vista traccia, da parte dello Stato, di una vera politica dell’accoglienza e dell’integrazione, con relativi fondi e programmi. E se non fosse per gli enti del terzo settore, che spesso tappano il buco, la situazione sarebbe ancora peggiore.
Al fondo viscerale di questo atteggiamento c’è un razzismo invincibile. Sempre prevalente, persino quando da destra e da sinistra si levano voci che spingono a trattenere i migranti almeno nel nome della razionalità economica: servono lavoratori. Niente. Non è incapacità, non è insipienza. È proprio il razzismo intimo del corpo sociale, che si riflette nel razzismo (mai chiamato col suo nome) del corpo politico di governo. Io non trovo altre spiegazioni. Gli atti saltuari di pietà e l’indignazione momentanea non diventano mai azione politica collettiva a consapevole. Qualcosa, nella pancia degli italiani, decide che “loro” dovranno comunque affogare”.
Il razzismo, la capacità di non accettare e non accogliere: lo sforzo di molti è sopraffatto da una mentalità chiusa di pochi che non permette di aiutare chi raggiunge l’Europa irregolarmente, forse anche per colpa di chi, tra i migranti stessi, ha solo l’intenzione di vivere illegalmente commettendo crimini di ogni genere. Non bisogna assolutamente generalizzare, però, perché ciò che contraddistingue il genere umano non è la nazionalità o il colore della pelle bensì la forma mentis che, è ben noto, quella becera, non risparmia colpi di scena in qualsiasi angolo del mondo. Italia e italiani compresi.









