L’elenco è lì, ancora fresco di stampa: trecento immobili abusivi su tutto il territorio di Quartu Sant’Elena attendono di vedere da molto vicino la benna delle ruspe. E in un caso l’incontro avverrà a breve. La settimana prossima sarà abbattuta una villa che rientra nella cosiddetta fascia primaria di interventi, cioè è stata costruita in una zona tutelata da un vincolo paesaggistico e con problemi idrogeologici. È solo il primo di tanti e lunghi passi, possibile grazie all’accordo tra Comune e Procura, stilato qualche mese fa: “Non si sgarra più, per una questione di sicurezza e anche di rispetto verso tutti i cittadini onesti”, spiega l’assessore comunale all’Urbanistica, Aldo Vanini. “Per risolvere il problema dell’abusivismo edilizio a Quartu servirebbe, su circa duecentocinquanta immobili da abbattere, circa cinque milioni di euro. Il problema è che le demolizioni spettano a chi compie l’abuso ma tanti, negli anni, hanno preferito mettere la testa sotto il cuscino, pensando che non sarebbe mai successo nulla”. E invece no. A bilancio ci sono già sessantamila euro, “altri fondi possiamo recuperarli, magari, tentanto di accedere al fondo di cassa depositi e prestiti o al ministero”. Sì, perché il problema è quanto semplice da spiegare quanto abbastanza complesso da risolvere: dove non interviene il privato, abusivo, deve intervenire il Comune, ma servono soldi.
“Riusciamo, al momento, a intervenire sulle priorità, una decina di immobili, nel giro di pochi mesi. È difficile recuperare i soldi perché molti sono nullatenenti o hanno messo al sicuro il loro patrimonio”, prosegue Vanini. Che precisa un punto che, da tempo, crea discussioni e polemiche: “Non è vero che Quartu è la città principale degli abusi edilizi, semplicemente i nostri vigili fanno i controlli dovuti. I fondi nazionali sono solo una goccia nel mare, ricordo che la sola multa per chi non ottempera ad una demolizione è di ventimila euro. Speriamo che i cittadini intervengano in autonomia, comprendendo che eliminando l’abuso da soli risparmiano”. E, in parallelo, c’è anche la speranza che altri quartesi che hanno realizzato case intere o parti di abitazione abusive “seguano l’esempio”.











