Il progetto nasce tre anni fa, dove un gruppo di bambini monserratini raccontarono l’esperienza e le emozioni vissute durante il periodo covid. Quell’esperienza terribile del periodo, che ci hanno accompagnato fino ad oggi, sono servite nel lavoro di rielaborazione per la creazione di un lavoro cinematografico che ha permesso ai bambini di raccontarsi e di raccontare ciò che era accaduto.
Oggi ci si trova in una situazione simile a quella di tre anni fa, con la necessità di rielaborare i materiali che giungono caoticamente da ogni dove, tv, cinema, social, letteratura e giornali, per stemperare questo coinvolgente clima negativo che arriva a chi non ha gli strumenti per staccarsi creando traumi che non sarà facile curare.
In particolare, sono i bambini a subire ogni giorno il bombardamento dei media da cui operatori senza attenzione né sensibilità lanciano messaggi di instabilità che tutto avvolgono nel clima di incertezza.
Comunicare e creare è la cura che permette di far scivolare di dosso le negatività che si respirano ed ecco questo progetto che riprende riprende il filo del racconto.
Tra una parola e l’altra ci sono dei vuoti; vuoti che hanno storia nascosta e che rappresentano la possibilità ulteriore di fare poesia, scrivere libri, ascoltare la narrazione di un aedo, guardare un film. Da questa opportunità, da quest’oscura occasione ci apriamo alla facoltà di rielaborare i fili dell’altrove per produrre un flusso e dare senso alla casualità
Le parole raccontano il mondo eppure, nonostante questa peculiarità, dichiarano qualcosa che non è tutto, perché il senso definitorio e definito delle parole non raggiunge mai l’esplicitazione ultima. Proprio per questo spesso la parola finisce per assumere un meccanico valore di scambio che rende quasi sempre virtuale il contenuto semantico che essa porta o dovrebbe implicare.
Il linguaggio dell’uomo “comune”, ridotto ai minimi termini da una semplificazione funzionale del proprio corredo segnico, rivela che oramai il linguaggio è destinato ad attribuire a sé stesso il valore di una organica banalità condivisa.
L’arte spunta dai vuoti e repentinamente diventa randagia. Nessuna delle tecniche di comunicazione multimediali può rinchiuderla. L’arte va dove vuole costruite decisioni, perde pezzi di sé, definisce il potere, dipinge l’oscuro vuoto, racconta di uomini e donne, cerca e raccoglie, ma soprattutto rende unica la persona che avvolge diventando seme per racconti ulteriori.
Per questo progetto sono stati scelti alcuni libri, raccontati da un nostro attore che hanno richiamato bambini e genitori ad improvvisare una rielaborazione della narrazione, fatta attraverso il dialogo, stimolando a raccontare le emozioni vissute attraverso l’ascolto.
Si è trattato di un lavoro di esortazione alla creatività, partendo dalla rielaborazione dei contenuti che stimolassero lo spirito critico.
Le narrazioni sono state cinque, si sono tenute nei locali della Monserratoteca e hanno trattato Il piccolo principe – Sant Exupery\ storia di una lumaca che imparò a capire il valore della lentezza e La gabbianella ed il gatto di Sepulveda. Il video è realizzato da Gianluca Medas in collaborazione con Alessandra Corona.
L’assessora alla Cultura Emanuela Stara: “Un progetto innovativo che rende i bambini protagonisti delle loro emozioni ed insegna loro ad esprimerle senza paura. Gianluca Medas con la collaborazione della Monserratoteca, fulcro della vita culturale della città, hanno lavorato affinché questo succedesse nella normalità, in uno spazio dove i protagonisti delle riflessioni si sentissero accolti e protetti e in luogo a loro familiare.
La Monserratoteca lavora costantemente a progetti rivolti ai più giovani attraverso attività interne o, come in questo caso, in collaborazione con enti, associazioni esterne e scuole.”












