di Jacopo Norfo
Cagliari il sabato notte sembra una città fantasma. La politica comunale questa volta non c’entra: la città rischia una crisi epocale a causa del crollo del turismo e della mancanza di lavoro e di idee, nel 2016 del dramma Ryanair. Perchè in tutti gli slogan dei candidati a sindaco, non si vede lo straccio di un programma: si parla solo del passato, di quello che si è fatto o non si è realizzato, ma non si vede il barlume di un’idea per il futuro. Intanto la realtà è un’altra: i negozi chiudono in maniera drammatica, ne è un tragico esempio Ruggeri colpito a morte in via Paoli, con la scritta Affittasi insieme alla liquidazione finale, senza neanche il rispetto della fine. Chiudono non per altro, perchè non ci sono soldi in circolo.
Ma vedere Cagliari semideserta il venerdì e il sabato notte, con ristoranti e birrerie del centro malinconicamente semi vuoti, è un colpo al cuore. Si respira di nuovo l’aria pesante di due anni fa, quella della grande crisi: il Jobs Act ci aveva illuso, come le promesse di Renzi. Sembrava che l’economia stesse ripartendo, invece era un falso allarme. Qui è bastato togliere gli sgravi contributivi per bloccare di nuovo le assunzioni e con quelle paralizzare i soldi che girano in una città tramortita, che assiste alla campagna elettorale come fosse lo show dei fantasmi. Non si ricorda in città una campagna elettorale sbiadita e vuota come questa: 5 anni fa c’erano i ragazzi con le magliette di Zedda e Fantola, questa volta c’è il nulla. I politici si aggrappano a Facebook come se la vita reale non esistesse.
Chiunque vinca, erediterà una città dislilusa che sta perdendo la speranza, bella e impossibile, dalle potenzialità inespresse, mentre Quartu si prende anche il popolo della notte e dei giovani. Non basta dire “lavoro lavoro lavoro” per convincere i ragazzi che aspettano ancora la prima occupazione della loro vita. In un capoluogo dove i partiti si spartiscono i posti pubblici, dove i centri commerciali assegnano le assunzioni prima ancora che compaiano gli annunci nei siti Internet. Ballano i poteri forti, che però sembrano sempre più deboli, come nel festival dell’impotenza collettiva. La danza è malinconica, gli illusionisti non stregano più. Le serrande chiuse nel centro di una volta che diventa periferia. I giardinetti occupati da disoccupati, però tutti con gli Smartphone da 600 euro. Le tasse da pagare, ora adesso, a giugno, con la dichiarazione dei redditi, che incombono come il colpo mortale. Ma soprattutto, un dato: nessun turista straniero avvistato in centro di sabato sera, nel weekend di fine maggio-quasi giugno, a ridosso dell’estate. Perchè non ci sono più i voli low cost con le capitali strategiche. Perchè qualcuno ha deciso che l’isola deve tornare isolata. Il bilancio rischia di diventare pesantissimo. Cagliari adesso è una città che ha paura, il mare segna di nuovo la distanza. I giovani guardano di nuovo l’orizzonte, pronti a scappare ancora.












