Cagliari, salviamo la Fiera e Bonaria dalla furia dei cementificatori

L’opinione di Gianfranco Anedda: ” Gli spazi oggi destinati a parcheggi (prima e dopo la Fiera) possono essere migliorati piantando alberi per invogliare alla sosta e anche per destinarla ai giochi dei bambini”


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di Gianfranco Anedda, avvocato ed ex deputato

Cagliari sta per trasformarsi nel cimitero degli immobili dismessi e abbandonati. Prevalgono le ex caserme nelle quali non si odono più né gli squilli di tromba né gli ordini secchi delle parate trasformate in ricettacolo per i sorci o peggio. L’esempio principe è l’ex carcere di Buon Cammino, ma l’enumerazione potrebbe proseguire.  Tento, quasi una premonizione, di richiamare l’attenzione sullo spazio della Fiera Campionaria. Un’area privilegiata (più di 12 ettari) affacciata sul mare. Inaugurata nel 1951 con le immancabili polemiche ospitò nei giorni fausti (ottocentomila visitatori) le vetrine della temporanea industrializzazione e della Rinascita in Sardegna. Inaugurata non senza polemiche fu giudicata un errore. In verità impedì la realizzazione di un quartiere moderno (sul modello di Milano 2 per intenderci); oggi è una vasta area salvata da non felici costruzioni post moderne. Vinsero nel Consiglio Comunale spalleggiato dal Sindaco (dott, Pietro Leo -1949-1956- ) coloro che, miopi e infatuati da una predicazione populista, respinsero il progetto di un progetto perché, pontificarono, “avrebbe creato un quartiere di milionari”. Se Cagliari avesse avuto venticinquemila milionari (siamo negli anni sessanta, (tanti erano i residenti previsti) sarebbe entrata in competizione con le migliori città italiane. 

Ma niente rimpianti. La Fiera ha salvato la zona dalla furia iconoclasta dei cementificatori e ha segnato un’epoca. Oggi, sotto la minaccia della rottamazione è bene chiedersi con largo anticipo quale destinazione darle.

Tenere a mente l’intera zona – dall’albergo Mediterraneo allo stadio Amsicora-  è la prima regola. Ospita lo spiazzo (improprio definirlo “piazza) innanzi alla Basilica di Bonaria, (miracolosamente salvato dalla cementificazione), si estende oltre i circoli sportivi (Yacht Club, Lega Navale, l’Aquila) i porticcioli turistici, un approdo per i pescherecci, la piscina comunale, un palazzetto dello Sport (destinato al basket). Può esser definita una zona sportiva. Tale destinazione deve essere mantenuta, sostenuta, incoraggiata. Quindi niente caseggiati per abitazioni o uffici (questi ultimi renderebbero deserta la zona dopo il primo pomeriggio). Gli spazi oggi destinati a parcheggi (prima e dopo la Fiera) possono essere migliorati piantando alberi per invogliare alla sosta e anche per destinarla ai giochi dei bambini. In particolare la vasta area di parcheggio che precede il campo di calcio.

 

Nella zona della Fiera debbono essere conservati il palazzo dei congressi (benché l’ultima modifica non lo abbia migliorato), il padiglione della Cassa del Mezzogiorno progettato dal Adalberto Libera, il padiglione delle attività Agricole progettato da Ubaldo Badas. Non è difficile individuarne l’utilizzazione, anche perché si tratta di immobili di pregio. L’area deve essere restituita ai cittadini con la creazione di una lunga passeggiata a mare. Cagliari, città sul mare oltre al Poetto non ha luoghi fronte al mare ove passeggiare o sostare. Con alcune raccomandazioni: trovare chi gestisca, custodisca, protegga dai vandali le costruzioni e gli impianti; evitare che l’area sia suddivisa in piccoli o grandi recinti destinati ad uso esclusivo di enti, circoli o società riservati agli amici o agli amici degli amici. Oppure in fiera paesana con “luoghi” di ristoro, pesci arrosto e hot dog. Non sarebbe male affidare la progettazione a un gruppo di urbanisti con un limite di tempo per ultimare lo studio altrimenti la progettazione concorrerà, quanto a tempi di realizzazione, ai lavori miglioramento della “Carlo Felice”.


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