di Ignazia Melis
La Sardegna nascosta. Esistono dei luoghi dove ti ci trovi per caso, ti giri attorno e capisci che non è un caso, ma ci sei capitata perchè è un posto che non se ne può fare a meno di conoscere, perchè è da quei luoghi che nasce la storia della tua terra , è da quelle immagini , da quelle storie , da tutti quei giovani morti che oggi siamo ciò che loro ci hanno tramandato.
Per tutto questo oggi sono capitata nella miniera di “Su Zurfuru”. Un suggestivo sito minerario nel cuore del Sulcis Iglesiente, poco distante dalla famosa miniera di Montevecchio è ancora ricca di tutti i macchinari e utensili usati per l’estrazione dei minerali. Le donne sono state protagoniste in questa miniera dismessa, si vedono ancora le tracce e sembra di sentirne ancora il profumo ,anche loro morivano li dentro, e morivano giovani perchè respirare quelle polveri era come respirare la morte . Dentro i caseggiati si possono ammirare ancora intatti telefoni, lanterne, pile, vanghe, paioli, scarpe, elmetti e piastrine in alluminio col codice del lavoratore. Qui il minatore era riconosciuto con un codice , il nome e il cognome erano dati secondari in quel lavoro, dove il salario era irrisorio, e se in orario di uscita dalla miniera la targhetta col numero restava appesa nella bacheca , si scendeva con la barella per recuperarne il corpo. Sono storie che possiamo conoscere andando a far visita in tanti siti sparsi in tutta la Sardegna e ve lo assicuro, ne vale veramente la pena.












