di Marcello Roberto Marchi
Fanno morire lo storico Mercato Civico delle Scalette di Santa Chiara, l’unico al servizio del Centro Storico di Cagliari. E’ stato ristrutturato, è vero, ma le varie iniziative promosse dal Comune e dalle Associazioni di categoria non lasciano scampo alla sconfitta. Nel primo sabato del mese, di mezza mattina, è drammaticamente vuoto. Ci sono solo io a comprare pesci, nell’unico box riservato alla tale tipologia di attività, pesci freschi e anche del nostro mare. Dopo di me un altro avventore, con moglie e figlioletto. E basta. Mi attardo a guardare, a commentare sotto voce, nel ricordo di quello che è stato il Mercato di Santa Chiara, del quale ho il ricordo degli anni vissuti in questo ambiente, vent’anni al terzo piano del palazzo dello storico Bar Marcello, palazzo che ha ospitato la mitica Sartoria Caddeo, dove è cresciuto e si è formato l’amico e coetaneo Gino Zedda, che con i suoi tre figli Cristina, Davide e Sandro portano avanti e difendono, con la loro Sartoria, l’arte del ” taglio e cucio” su misura, che ancora orgogliosamente resiste nella parte abbandonata del Corso e che alle pareti, tra diplomi di Concorsi dell’arte sartoriale, spiccano le foto di molti Alter Nos di Sant’Efisio vestiti dalle mani abili di questi veri maestri artigiani.
Ma anche Santa Chiara sta nel cuore, per come era, per ciò che è stato nella storia e nella vita di migliaia di famiglie cagliaritane, vero riferimento in pieno Centro storico, crocevia per salire al Castello, passando per Cammino Nuovo, la Via Università e la Torre dell’Elefante.
Mercato di Santa Chiara, primo e secondo piano, i prodotti più genuini e più freschi delle nostre campagne e del nostro mare, un via vai ininterrotto di clienti, amici che qui si davano appuntamento ogni mattina, per quattro chiacchiere, i ” crastuliminis” cittadini, ma anche per rinsaldare vecchie amicizie.
Chiuso il secondo piano in nome di antiche vestigia venute alla luce anni fa , delle quali nessuno parla e che nessuno va a vedere, eccetto i ricercatori, gli studiosi e i dipendenti della Sovrintendenza, il primo piano vegeta per il coraggio di una decina di imprenditori: un box pesci, tre box carne, tre box di frutta e verdura, quattro box di alimentari : oggi, sabato 2 dicembre 2017, alle 11,30, solo io e un altro cliente a comprare pesci. Tre box chiusi, uno dei titolari ha preferito prendere in affitto una delle casette del mercatino di Natale in Piazza Yenne, gli altri passeggiano e discutono tra loro nell’area centrale tristemente vuota . E intanto si attende che anche in questo esiguo spazio venga aperto un punto di ristoro, che il Comune ha deciso di assegnare ad un ristoratore che vuol tentare l’avventura, spodestando il banco dei box centrali.
Una scelta strana e stravagante, non solo irrazionale. Non sono accettabili le motivazioni : può essere un’attrazione in più per i turisti. Ma il mercato di Santa Chiara non è quello di San Benedetto, dove un punto di ristoro interno può starci bene, soprattutto perchè all’esterno sono pochi i ristoranti e le pizzerie.
In Piazza Yenne ,invece, nel Corso, nella Salita Santa Chiara e nelle strade adiacenti, sono centinaia i punti di ristoro e i tavolini all’aperto, una concorrenza spietata. Proprio non se ne avvertiva il bisogno di un altro,non certo dentro il mercato, i cui spazi sono peraltro molto ridotti.
L’augurio è che gli Amministratori comunali ci ripensino, che mettano mano a risolvere le questioni con la Sovrintendenza per il secondo piano, che si faccia una nuova e diversa specifica promozione per il Mercato di Santa Chiara, coinvolgendo le rappresentanze produttive e di categoria , che si incentivino nuove attività commerciali in grado di attirare veramente i residenti ed i turisti anche attraverso la valorizzazione del sito monumentale, culturale e storico della Chiesa, in un percorso appositamente studiato e gestito con la necessaria professionalità.