Anci Sardegna ha deciso grazie all’associazione AdessoBasta, di unirsi “ad adiuvandum” ad uno dei processi civili per l’incidente in cui morirono due giovani infilzati dal guardrail.
Era il giorno di Natale del 2017 lungo la Strada statale 129 mentre Francesco e Matteo Pintor, insieme al fratello Giovanni e ad un cugino raggiungevano la famiglia a Pattada per festeggiare tutti insieme. Il dramma però ha preso il sopravvento per i ragazzi di 23 e 16 anni in quella curva ribattezzata “della morte”. Giovanni ora è il presidente dell’associazione AdessoBasta che si batte per la sicurezza delle strade isolane. Ieri Falconi e Pintor si sono incontrati a Nuoro, “Anci Sardegna ha deciso di unirsi “ad adiuvandum” ad uno dei processi civili per quell’incidente. La condanna, se ci sarà una condanna, prevedrà che l’ente gestore della strada – in questo caso l’Anas – sarà obbligata a mettere in sicurezza tutta la strada apponendo guardrail a norma lungo tutto il percorso”. Una decisione presa “non contro qualcuno, ma per lanciare un messaggio concreto come amministratori e come cittadini.
Un messaggio tanto semplice quanto enorme: vogliamo strade sicure” ha espresso Falconi.
“Strade sicure per noi sardi e per tutti. Perché se siamo la regione più pericolosa d’Italia e quindi, la regione che fa più vittime in relazione ai chilometri percorsi e al numero di abitanti non dobbiamo cercare colpevoli ma fare tutto quel che è nelle nostre possibilità non solo per lanciare messaggi ma per far si che qualcosa cambi davvero.
Dopo che Anci ha aderito è successo un po’ quello che in un paese – l’Italia – abituata al tifo da stadio per qualunque cosa succede sempre, prendendo a bersaglio la sottoscritta: “ti stai mettendo in mostra”, “sei un’opportunista”, “lo fai contro la giunta regionale”, “ti metti contro l’Anas, vedrai cosa succederà”… e potrei anche continuare. Ma anche no.
Naturalmente ognuna di queste frasi mi è scivolata addosso come tutte le altre che in questi mesi sono arrivate.
Ma veniamo al peso, e al perché nessuna frase ingiuriosa potrà mai avere un effetto su di me: la prima telefonata che ho ricevuto il primo novembre del 2024 è stata di Annarita, madre di Francesco, Matteo e Giovanni.
Una cosa, su tutte, porterò per sempre con me tra quelle che Annarita mi ha detto: “noi adulti non possiamo lasciare la vita in mano ai diciottenni”.
Stamattina all’uscita del tribunale Annarita era li. Era lì con il suo bagaglio accumulato in questi anni.
E le ho ricordato la sua frase di quel giorno devastante.
E le ho ricordato quanto quella frase mi è entrata talmente dentro da farla diventare il centro del ragionamento che con tutti i colleghi sindaci abbiamo fatto per sposare in toto la battaglia di Adesso Basta.
Non contro qualcuno, ma per costruire consapevolezza e infrastrutture sicure.
Altro che arrivismo e voglia di apparire.
Lo dobbiamo a Matteo e Francesco.
Lo dobbiamo a Michele, Lorenzo, Marco, Michele, Mauro.
Lo dobbiamo alle troppe vite che ogni giorno ci lasciano nelle “nostre” strade”.













