Dieci mesi di attesa per una visita oculistica a Cagliari. A voler essere precisi e puntigliosi, cinque più cinque. Sì, perchè Federica Vargiu, avvocato 47enne, il controllo ce l’aveva prenotato “per il ventisei maggio scorso”. Dove? “In un centro convenzionato in città”. Lo spazio l’aveva trovato dopo una telefonata al Cup “fatta ai primi di febbraio”. Cinque mesi fa. Poi, l’imponderabile: “Un lutto familiare mi ha portato a non poter più andare dal medico, ho telefonato al Cup per disdire”. Certo, quello che non si sarebbe mai aspettata, è che il nuovo appuntamento le venisse fissato, “dal servizio sanitario nazionale”, tra altri cinque mesi: “Ventotto novembre, sempre nello stesso centro”. Ma a pagamento. La Vargiu ha deciso di accettare: “Non posso attendere altri mesi, privatamente dovrò spendere ma diversamente”, cioè restare in attesa per altre ventiquattro settimane, “non sarebbe stato possibile. Ho atteso già una volta cinque mesi, e non c’era urgenza, ma ora che diventano dieci no”. Meglio aprire il portafoglio, anche se si comprende che si tratta non di una volontà ma di una costrizione.
E, nel caso della donna, c’è anche spazio per una beffa nella beffa. I suoi occhi saranno visitati tra poche settimane a pagamento, probabilmente, o dallo stesso medico o da un suo collega proprio di quel centro, convenzionato, dove il ventotto novembre sarebbe stata controllata gratis. Ma la lunga attesa ha scoraggiato Federica Vargiu: altri posti disponibili prima? Nessuno. E allora bisogna pagare.











