Violenza nel cuore della città, parla Stefania Loi, consigliera FdI: “Da 18 mesi denunciamo la deriva della nostra città, chiediamo più sicurezza, controlli, prevenzione. Ma la sinistra che guida Cagliari continua a non vedere, a minimizzare, a parlare di “percezione”.
Non è percezione: è realtà. È il sangue nelle strade, sono i coltelli, è la paura che cresce.
Il degrado è ormai indecente. La città è buia, sporca, insicura. Ogni giorno sembra peggiorare, ogni notte sembra più abbandonata. Cagliari sta scivolando verso un degrado che non merita”.
Poi una riflessione sulla zona rossa:
“La situazione è decisamente migliorata. I cittadini e i commercianti lo vedono: presidi costanti e controlli reali fanno la differenza. Ma la paura è ancora forte. La fine del periodo sperimentale preoccupa chi abita e lavora in quella zona: tutti temono il ritorno del caos e del degrado.
Per questo, come più volte ho richiesto, occorre un intervento deciso dell’esercito. Non possiamo più permetterci esperimenti: la sicurezza deve essere garantita, con presenza costante e regole chiare.
Non basta la zona rossa a macchia di leopardo: serve un piano serio e strutturato, che coinvolga tutta la città – Marina, piazza Giovanni, via Roma, Stampace, Is Mirrionis, ogni quartiere.
Servono azioni congiunte: sicurezza, pulizia, illuminazione, decoro urbano.
Servono controlli sull’alcol, sulle droghe e sullo spaccio, sulla vendita notturna degli alcolici e su chi alimenta un circuito di illegalità che colpisce soprattutto i più giovani.
Cagliari ha bisogno di luce, presenza, regole e coraggio.
Chi governa deve smettere di nascondere la testa sotto la sabbia. Deve agire. Subito”.
Stessa opinione, in sintesi, è quella di Adolfo Costa, presidente del comitato di Stampace: “Un delitto al giorno, con un’escalation di gravità che ormai non conosce limiti. La verità è che zona rossa a parte che ha apparentemente posto un argine ai problemi di guerriglia urbana di via Sassari e al degrado di piazza del
Carmine, solo momentaneamente e non definitivamente. La delinquenza dilaga nel centro storico senza soluzione di continuità.
Mai una soluzione definitiva è stata pensata e posta in essere. Solo tamponi che non riescono minimamente a ridurre l’emorragia delinquenziale.
Occorrono regole di condotta imposte dagli organi preposti che inizialmente siano esagerate e coercitive.
Occorre l’esercito armato che circoli a tutte le ore del giorno e della notte e che sia da deterrente e pronto intervento. Occorrono telecamere in tutti i luoghi caldi del centro storico con una regia che verifichi in time ciò che accade. Occorre avere il coraggio di identificare ed espellere chi non è in regola, chiudere quegli esercizi commerciali che invece di essere virtuosi e accoglienti pensano solo al profitto e non rispettano regole a costo di essere chiusi per un breve periodo”.
La sicurezza che vacilla, insomma, l’arroganza di uscire con un coltello da cucina in tasca e usarlo a 15 anni con furia contro un proprio coetaneo.
Ma cosa sta accadendo ai giovani? Il Circolo dei Centri Storici: “Sui social e sui giornali i commenti si sprecano, e purtroppo si sprecano anche quelli più ignoranti, di chi giudica senza conoscere, senza provare a mettersi nei panni di giovani adolescenti fragili, senza guida, con evidenti difficoltà di socialità”.
Viene, ancora una volta, analizzata la realtà che vivono le nuove generazioni, quelle che non sanno più discutere a parole, magari a spintoni che finiscono con una scazzottata ma usano direttamente le armi. “Abbandonati a se stessi, nelle mani di chi impunemente tende loro la mano vendendo illegalmente alcol, pur sapendo benissimo di non poterlo fare.
Gli adolescenti, con i loro comportamenti, creano sì disagio ai residenti, ma si tratta di un disagio passeggero, legato a un fine settimana. Il vero problema, quello profondo e urgente, è il loro disagio esistenziale.
In questo caso non esiste un noi residenti contrapposto a loro: esiste un noi società, un noi servizi sociali, un noi famiglie. È la società tutta che mostra di non saper più prendersi cura dei propri adolescenti, che attraverso questi modi di vivere il tempo libero manifestano un malessere ormai evidente da anni, e che si è aggravato in maniera allarmante.
Ci piacerebbe invece urlare al mondo la rabbia di un noi impotenti, senza mezzi per aiutare davvero, per tendere una mano e trasformare le fragilità in capacità, in consapevolezza del proprio valore e nella possibilità di scegliere il meglio per sé stessi”.











