Seviziato, picchiato, mutilato e sfigurato anche col fuoco. Il 45enne disabile, con ritardo mentale, finito nelle mani di Giuseppe Dessì, aguzzino 45enne, pregiudicato, che domani, da un letto dell’ospedale Brotzu dov’è ricoverato, sarà interrogato per la prima volta dal giudice, si trova in una comunità protetta. Il suo corpo è martoriato praticamente ovunque, tra orecchie mozzate e una falange di un dito sparita, tagliata chissà quando e chissà come. Un vero e proprio racconto, molto lungo, dell’orrore, quello che ha portato i carabinieri ad ammanettare Dessì e la sua compagna, Valentina Littera, 35 anni, anche lei accusata di aver ridotto in schiavitù un essere umano. “L’ho salvato prendendolo, come si dice in questi casi, per i capelli, all’ultimo”, racconta, ancora molto scossa, la sorella del manovale e servo pastore finito a vivere in una catapecchia maleodorante tra una porcilaia e un ricovero per cavalli. Niente nomi, la vittima delle aggressioni è un soggetto fragile e sarà ora la sanità, e gli assistenti sociali in seconda battuta, a prendersi cura di lui. Dessì e Littera rischiano una condanna molto pesante e, soprattutto, di varcare ben presto la porta del carcere. Gli elementi in mano agli investigatori sarebbero tanti e, soprattutto, precisi e difficilmente contestabili, stando a quanto trapela. In attesa che la giustizia faccia il suo corso, “lo spero fortemente, chi ha ridotto così mio fratello deve pagare sino all’ultimo”, c’è la testimonianza, lunga e tragica, della sorella di un anno più grande: “Mio fratello lavorava lì, da Dessì, da sei anni, dal 2018, non da tre”, precisa sin da subito la donna. “Gli serviva un lavoro, all’epoca viveva in casa con nostra madre. Non mi ha mai parlato di accordi, contratti o stipendi”. È stato col passare del tempo e, soprattutto, dopo una telefonata fatta da una conoscente, che la sorella del disabile si è allarmata: “Andavo a trovarlo ogni tanto, era sempre in compagnia di Giuseppe o di Valentina. Quando chiedevo il perchè di ferite, ematomi o solo perchè non avesse gli occhiali sul naso, mi rispondevano sempre che era lui ad avere avuto degli incidenti o aver sbattuto”.
La svolta, la fine dell’incubo ha una data precisa: “Dicembre 2023. Mio fratello è riuscito ad allontanarsi dalla coppia e, a bassa voce, mi ha detto ‘prendimi’. Lì ho capito che dovevo salvarlo, e l’ho portato via. Dessì pretendeva che rimanesse qualche altro giorno ma non l’ho lasciato. Non aveva più nemmeno il cellulare, per sentirlo dovevo fare i numeri di Giuseppe o di Valentina. Giuseppe, per almeno un anno, è stato in carcere, ma la situazione non è cambiata, c’era sempre Valentina”. Il resto è storia recente: la visita dal medico, le scoperte orribili di ferite, contusioni e parti del corpo sfregiate e sfigurate per sempre, poi l’intervento dei carabinieri: “Purtroppo, ho scoperto che in paese c’era chi sapeva come stava vivendo mio fratello, ma nessuno ha mai parlato perchè impauriti dal suo aguzzino. Ora, l’augurio mio più grande è che chi l’ha ridotto così paghi per tutto quello che gli ha fatto. E rispondo anche a qualche abitante di Villasor che, sui social, ha scritto che sarei stata una sorella menefreghista o poco attenta. Tutto falso, appena ho compreso che mio fratello stava rischiando grosso, cioè addirittura di morire per come l’avevano ridotto, sono intervenuta aiutata anche da mio marito”. Una vicenda orribile, quella emersa da denunce e indagini svolte e un paese, Villasor, dove è davvero poca, anche a “inferno” sgominato, la gente che ha voglia di parlare.











