di Marcello Roberto Marchi
Una domenica mattina, a mezza mattina del mese di giugno 2017, in Viale Buoncammino a Cagliari. Il salotto d’un tempo, frequentato da nonni, da mamme con carrozzine, con bimbi di ogni età, da giovani innamorati e spesso anche belle manifestazioni. Oggi è un deserto, ai tavolini de “Il ristoro del colle”, pronto ad accoglierti per un caffè ristoratore, ancora pochi clienti, siamo intorno alle undici del mattino, un sole che picchia forte, i pini che ti danno un senso di frescura, nient’altro. Più in là, sulle panchine, una decina di giovani di colore, molti lungo distesi, quasi a dormire, altri armeggiano con il cellulare, pensierosi, senza un sorriso, anche se tenti di incrociare il loro sguardo. Da una parte il maestoso edificio del dismesso carcere, con le storie delle tragedie umane che ha conosciuto e custodisce.
Di fronte, invece, ” una cartolina della Città”, incorniciata tra mare e montagna, la Laguna di Santa Gilla e il Porto Canale, i cumuli bianchi del sale e le pale eoliche, la vecchia economia e le nuove tecnologie, un cuore pieno di speranze e nel contempo di tristezza per quello che poteva essere fatto e che non è stato, principalmente per colpa nostra e non di altri,.Anche se la colpa vera è della politica e dei politicanti che, però, abbiamo mandato noi a governare la Città, la Regione, il Paese. Una per tutte la “zona franca”, che ha finora divorato milioni e che, purtroppo, è ancora lì, sulla carta. Il Presidente di Free Zone si dimette, ma il Porto canale sta andando a rotoli, così almeno scrivono i quotidiani sardi.
Per colpa di amministratori incapaci di imporsi a livello locale, regionale e nazionale , condizionati da personalismi e beghe politiche di varia natura. Per colpa nostra, di noi cittadini , dico ancora, che non siamo stati capaci di far prevalere le nostre scelte e le nostre decisioni nel momento opportuno. Queste, cari lettori e concittadini, alcune riflessioni che ho annotato mentre sto sorbendo un buon caffè seduto ad uno dei tavolini di questo punto di ristoro che, unitamente ad un altro alla parte opposta del viale, rendono meno triste quel senso di abbandono che si respira in quella che era la ” passeggiata” non solo domenicale nel Colle di Buoncammino. Nella prima parte sono stati fatti negli scorsi anni importanti lavori di recupero, ma l’incuria prevale, le erbacce rinsecchite sono qui a testimoniare come si cura il verde pubblico in Città. Nell’altra parte del viale, quella dove c’è il carcere, è un disastro. Non so se gli amministratori di oggi vi abbaino mai fatto una capatina: si sarebbero vergognati e dovrebbero, comunque, vergognarsi, posto che sono stati spesi milioni per tanti lavori pubblici inutili o non necessari e urgenti, come è invece il recupero del Viale Buoncammino. Se gli amministratori vi andassero la domenica mattina o anche il sabato vedrebbero anche la “sconcio” dell’area antistante il santuario di Sant’Ignazio dopo i “botellon” dei giovani e meno giovani che dimostrano di non avere, con i loro comportamenti, valori e ideali. Mestamente ritorno a casa, nel centro storico dove abito, ripensando a come era bello, attraente e soprattutto vivibile tutta l’area che dall’Anfiteatro romano si estende nel colle di Buoncammino, vero polmone pulsante della Città.










