di Marcello Polastri
Scuola all’aperto Mereu come un rudere da salvare? Di sicuro, anche con il suo ampio cortile da bonificare per scacciar via una bomba : frigoriferi, lavatrici, auto e motori con oli esausti; motoscafi e tanto altro.
Poco tempo fa l’intervento delle forze dell’ordine con il Comune di Cagliari che, da proprietario dell’ex casamento scolastic, ha fatto sapere agli abusivi che avrebbero dovuto sloggiare.
Ed è così che la Scuola all’Aperto Mereu, da fiore all’occhiello dell’Autarchia fascista, progettata da Ubaldo BADAS, è divenuta un luogo spettrale. La rete di cinta ai piedi della torre di San Pancrazio funziona ad intermittenza. Ed i rifiuti crescono.
Le nostre telecamere hanno documentato oggi – in esclusiva – sia la bellezza di un edificio di pregio storico e architettonico e sia le macerie, i rifiuti, le scocche d’auto che lo circondando. Sono perlopiù OGGETTI di uso comune quelli che abbondano tra le ex aule e gli immensi giardini che rendevano unica questa scuola.
DOPO LO SGOMBERO degli inquilini di turno che dalla scuola sono scomparsi, resta il degrado.
Per quanto ancora rimarranno i rifiuti, anche nelle gallerie sotterranee che abbiamo esplorato in esclusiva?
I sotterranei si dipanano sotto la torre di San Pancrazio e ospitano biciclette, armadi, sedie, materassi e divani.
E ancora: scocche di motorini di origine non identificata, centinaia di pezzi di ricambio che forse farebbero felice qualche carrozziere.
MATERIALI protetti da una coltre di ragnatela (VIDEO).
Progettata da Ubaldo Badas, esperto nell’architettura razionalista e inaugurata nel 1935, divenne una scuola modello per i bambini affetti dalle malattie polmonari. Tra tutte la tubercolosi.
Nei suoi anditi oramai spettrali, le urla giocose dei piccoli si alternavano al rigore dell’insegnamento.
I MAESTRI di allora facevano anche vedere ai “bimbi gracili”, come poter allevare i bachi da seta nei gelsi che ai margini della scuola crescono verdi e rigogliosi.
Nel 1999 la chiusura delle attività e il declino, tutt’altro che lento, dell’intero complesso il cui ingresso sorge antistante quello dei giardini pubblici.
DIVANI in pelle e scarpe firmate lasciati in un angolo. Sono come una fotografia della vita che ora non c’è più in questo angolo di Sardegna.
Sulla polvere che abbonda ovunque da queste parti si notano impronte di grandi scarpe. Ed anche escrementi con della carta igienica. Viaggiatori di passaggio? Segni lasciati dai nuovi occupanti occasionali?Chissà..









