Vella: “La mail non è il parere del Cts. Pericoloso e sbagliato riaprire le discoteche in Sardegna”

Lo scienziato intervistato da Repubblica.it dopo la diffusione della mail in cui dà il via libera all’ordinanza. “In Regione avevano una gran fretta di farla uscire. Nella mail scrivo che avevo parlato col professor Sotgiu, ma in realtà lui non era riuscito neanche a leggere la bozza dell’ordinanza. Ho provato a ridurre il danno di una scelta politica che era già stata presa”.


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“Quella mail non è, né può essere considerata, un parere del Cts. Nè tantomeno un parere positivo all’idea di tenere aperte le discoteche in estate, verso cui, come Comitato, ci siamo sempre ufficialmente opposti, ritenendola pericolosa e sbagliata, visto il grande afflusso di turisti sull’isola. Io parlavo solo a titolo personale”. Così l’infettivologo Stefano Vella, membro del comitato tecnico scientifico regionale. Intervistato al giornalista Fabio Tonacci su Repubblica.it (https://www.repubblica.it/cronaca/2020/11/13/news/discoteche_aperte_in_sardegna_la_versione_di_vella_il_cts_sempre_contrario_all_apertura_delle_discoteche_la_mia_mail_ri-274206642/) lo scienziato precisa il contenuto del documento che circola questo giorni che avrebbe dato il via libera alla proroga di Solinas sull’aperura delle discoteche. “Ho dato l’ok solo al testo dell’ordinanza che mi è stata mandata in extremis, senza che fosse stato mai convocato il Cts. In Regione avevano una gran fretta di farla uscire. L’ho fatto perché, fermo restando la nostra opposizione alla riapertura, la bozza recepiva delle nostre indicazioni, come il divieto di ballo nei locali al chiuso. Ho provato a ridurre il danno di una scelta politica che era già stata presa.  Nella mail scrivo che avevo parlato col professor Sotgiu, ma in realtà lui non era riuscito neanche a leggere la bozza dell’ordinanza. Però alcune delle indicazioni inserite per ridurre il danno erano tratte da sue precedenti osservazioni”.

Sul passaggio che recita: “è inevitabile e necessario che riaprano”, spiega Vella: “Intendevo dire che per loro, come mi avevano fatto capire esplicitamente, era inevitabile e necessario riaprirle. Per loro, non certo per noi”.


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