
Secondo l’accusa uccise un suo compaesano, Roberto Vinci di 48 anni, con due fucilate nell’agosto di due anni fa. Nonostante le gravissime condizioni e la lunga agonia, Vinci prima di morire riuscì a riferire agli inquirenti il nome del suo assassino, che aveva riconosciuto durante l’agguato. Oggi Francesco Fenu, 24 anni di Genoni nel sud Sardegna, è stato condannato in Corte d’Assise a Cagliari a 24 anni di carcere, gli stessi chiesti dal pubblico ministero Nicoletta Mari. Il ragazzo è difeso dagli avvocati Luigi Porcella e Francesco Marongiu, era presente in aula al momento della lettura della sentenza e l’ha ascoltata in silenzio. Vinci era stato sorpreso dalle fucilate mentre rientrava in bicicletta a casa dopo una giornata di lavoro nei suoi terreni, nelle campagne di Genoni. Da subito in condizioni disperate, non si era mai ripreso ma durante l’agguato era riuscito a riconoscere Fenu che, dopo l’arresto, aveva confessato l’agguato. La famiglia di Vinci si è costituita parte civile nel processo e ha ottenuto un risarcimento di 60mila euro. Subito dopo il verdetto, il fratello e la sorella di Vinci si sono abbracciati e hanno brevemente commentato “Va bene così”.
Oltre alla confessione, determinante è stata la raccolta di materiale investigativo sia sul cellulare che sulla scena del delitto, e la testimonianza di vicini di casa e conoscenti. Fu la gip del tribunale di Cagliari Gabriella Muscas, il 29 gennaio 2020, a firmare l’ordinanza di arresto.
La vittima aveva un passato burrascoso: era stato condannato a 20 anni di carcere per la rapina alla stazione di servizio della Q8 del paese nel gennaio 2002. Durante la fuga, lui e un complice avevano preso come ostaggio il proprietario Antonio Tuveri, rimasto ucciso nel conflitto a fuoco. In precedenza era stato sospettato di aver preso parte a un’altra rapina terminata con la morte di un’anziana e aveva subito altri processi.