Truffe a Cagliari, “impossibile recuperare i soldi nel 99% dei casi: occhio alle fregature”

Michele Tamponi a Radio CASTEDDU: “Non fidatevi dei grandi affari online, spesso c’è la fregatura e il truffatore non ha nulla intestato ed è difficile recuperare i soldi”. Ecco tutti i consigli


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Prosegue l’importante collaborazione tra Radio Casteddu e l’arma dei Carabinieri. L’intervista di oggi è a Michele Tamponi, comandante del reparto operativo dei carabinieri di Cagliari.

 

Si parla di truffe online: “Purtroppo quello che è cambiato negli ultimi anni, se andiamo a vedere le varie operazioni, sono le truffe effettuate con mezzo telematico. Il truffatore non si vede più negli occhi ma è da qualche parte nel mondo, in questo mare infinito di internet, prospettando degli affari che poi si rivelano delle fregature. Sono diversi gli schemi attuati per ottenere questo risultato: in genere si tratta di grandi affari prospettati su una piattaforma online per cui qualcuno offre un oggetto dei desideri, a prezzi convenienti, però non ha nessuna intenzione di consegnarlo e, una volta ricevuto il bonifico, sparisce. 

Un altro metodo che abbiamo avuto modo di riscontrare, adottato sempre da truffatori provenienti da varie parti del mondo e d’Italia, spesso e volentieri campani che fregano i sardi, si nota con molta frequenza che è lo stesso venditore: pubblica su una piattaforma di vendita online, prospetta di vendere qualcosa ad un prezzo un po’ esagerato, qualcuno telefona, dice va benissimo, accetta il prezzo chiede però di pagare subito e convince di andare presso uno sportello bancomat ad effettuare delle operazioni che, una volta che si visualizza l’estratto conto con la convinzione di trovarsi il conto arricchito, invece, questo, si è impoverito di quella cifra. È incredibile che tanta gente ci casca.

Non si dovrebbe mai dare fiducia a una persona che agisce su una piattaforma on-line, che non si conosce, con la quale non si ha modo di rapportarsi, di cui si ci fida solo per una scelta di fiducia e basta. E poi si acchiappa la fregatura”.

Un altro sistema è che il venditore propone, per esempio, una camera da letto a 2 mila euro; il truffatore chiama e preme per assicurarsi l’oggetto dicendo, magari, “glielo pago subito, non vorrei che qualcuno mi fregasse questo affare e glielo pago subito: vada nello sportello che le ricarico il conto corrente, digiti l’Iban” ma in realtà non entrano i soldi ma escono.

Ultimamente si sta verificando la truffa delle case fantasma: queste avvengono anche nelle comuni piattaforme alle quali si rivolgono tutti coloro che vogliono acquistare o prendere in locazione un appartamento, “piattaforme affidabili. Pubblicano un annuncio fasullo, con una foto fasulla, chiedono una cifra ridicola rispetto al valore che si può immaginare, l’interessato si incuriosisce e paga due mesi di anticipo online”. Poi questa persona sparisce e per la stessa offerta si possono proporre una pluralità di soggetti. 

Spesso riusciamo a ricostruire i fatti e a risalire all’identità del truffatore ma il problema è recuperare i soldi perché normalmente il truffatore non ha soldi dichiarati, non ha immobili, non ha nulla: fa sparire tutto, tiene tutto nascosto, per cui anche se si ci costituisce parte civile in un procedimento penale in cui il truffatore verrà penalmente condannato, in ogni caso, non avendo niente, non pagherà nulla. Quindi prendere una di questa fregature è terribile, perché non c’è modo di recuperare niente nel 99% dei casi. L’unica cosa è che al seguito di una condanna il truffatore può essere che finisca in carcere, ma è una magra consolazione perché ci ha rimesso un sacco di soldi.

Ultimamente abbiamo notato anche truffe provenienti da Paesi nei quali non si può ottenere la collaborazione delle locali forze di polizia. Truffe, per esempio, avvenute in Africa, in Nigeria, dove avere la collaborazione della polizia nigeriana è molto dura. Non dobbiamo pensare che nel resto del mondo funzioni come da noi che se si compone il 112 dei carabinieri o si chiama la polizia arrivano: non è affatto detto che in tutto il mondo funzioni come da noi”.

 

Coprifuoco, uso dei dispositivi di protezione e rispetto delle norme anticovid: “Il 90% dei sardi, dei cagliaritani, usano la mascherina, non si assembrano, non escono di notte: le strade sono deserte però, purtroppo, c’è una percentuale di persone che non adempie a questi doveri perché anche se si è convinti di avere una salute di ferro e di non avere paura del coronavirus, si deve tutelare gli altri, quindi deve essere altruista e non sempre avviene. Durante i nostri controlli dalle 22 alle 5 del mattino s’incontrano poche macchine. Ovviamente c’è una buona probabilità che vengano fermati ed eventualmente sanzionati; spesso succede che di notte sia facile trovare gente che ha bevuto e che ha avuto problemi con la giustizia in passato per cui, alle volte, si fa una specie di bingo e si beccano persone che hanno diverse problematiche a carico.

Le scuse più curiose? “Sono andato a trovare la fidanzata”, ma la sanzione bisogna farla lo stesso.

Non è una giustificazione nemmeno non usare la mascherina per fumare.

Non c’è il divieto del fumo ma quello di abbassare la mascherina, si”.

 

Emergenza droga, un consumo che è cresciuto a Cagliari: la gente non si stupisce più per gli arresti di droga di cui la cronaca rifesce quasi quotidianamente. “Purtroppo il fenomeno si è diffuso in una maniera abnorme ma non solo in Sardegna, in tutta Italia e purtroppo il consumo di stupefacenti non è reato. Ci sono sanzioni amministrative che lasciano un po’ il tempo che trovano e alla fine spesso è il drogato che, superato un certo limite, è una vittima lui stesso. Lo spaccio, la commercializzazione, la coltivazione e la cessione anche gratuita dello stupefacente costituisce invece reato e questi sono in aumento e purtroppo la Sardegna sembra avere un primato dal punto di vista della produzione della marijuana, della canapa indiana. Se ne produce molta di più di quella che si consuma e non è un aspetto positivo.

La dipendenza dalla droga è una piaga sociale alla quale è difficile porre rimedio: il problema sociale rimane e richiederebbe un impegno da parte di tutti che non è facile da realizzare perché non è un problema facile da risolvere”.

 

Infine un dato invidiabile che mette in buona luce Cagliari: i dati confermano che si tratta di una città sicura in confronto alle altre d’Italia.

“Alcune cose qui non succedono come in altre parti d’Italia, una cosa che mi ha molto colpito è il fatto che dove lavoravo prima i nomi degli arrestati, dei denunciati erano al 70% stranieri, di varia nazionalità. I nomi dei denunciati a Cagliari sono normalmente sardi e sono i soliti soggetti conosciuti. Difficilmente si trova un nome straniero ed evidentemente la presenza straniera non ha inciso in maniera particolare come in altre parti della penisola”.

 

Risentite qui l’intervista a Michele Tamponi del direttore Jacopo Norfo e di Paolo Rapeanu

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