Testa a testa fra Casini e Draghi, si stringe il cerchio per il Quirinale e Salvini avvisa tutti: “Stanotte tenete i telefoni accesi”

Non ancora tramontata l’ipotesi Draghi, anche se Grillo non intende al momento rimuovere il veto, mentre sul tavolo del centrodestra compare l’opzione dell’ex presidente della Camera. Dopo lo stop di Letta, Renzi e Conte alla Casellati e la fuga in avanti di Fratelli d’Italia che ha fatto votare Crosetto, Salvini non vuole rinunciare a fare una proposta condivisa ma smentisce di aver incontrato il giurista Cassese. Le prossime ore saranno decisive per far quadrare il cerchio: da domani, si vota alle 11, il quorum si abbassa a 505 voti


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La certezza più solida è che tutto può cambiare da un momento all’altro. Del resto l’avvertimento di Salvini ad alleati e avversari la dice lunga: “Questa notte tenete i telefoni accesi”. Ma alla fine di un’altra giornata con zero risultati concreti, se non il veto di Letta, Renzi e Conte sulla presidente del Senato Casellati, l’ipotesi più probabile è che per l’elezione del nuovo presidente della Repubblica si consumerà un avvincente testa a testa fra l’attuale premier Draghi e l’ex presidente della Camera Pierferdinando Casini, mentre cala nel borsino Quirinale l’ipotesi mai accantonata di un Mattarella bis, persino a tempo. E mentre Casini, figura di sicuro trasversale visto che ha vestito la casacca di tutti o quasi i partiti dell’emiciclo, compare più o meno ufficialmente sul tavolo del centrodestra, Draghi deve sempre vedersela con il veto imposto da Beppe Grillo sul suo trasloco al Colle. Nella notte è previsto un super vertice dei 5 Stelle per concordare sulla posizione finale e definitiva, e non si può escludere che riservi qualche sorpresa.

 

Intanto Salvini, che pare trovarsi a perfetto agio nel ruolo di tessitore, smentisce di aver incontrato il giurista Sabino Cassese, altro nome emerso come possibile candidato al Colle su proposta del centrodestra. Perde quota, ma non è ancora del tutto accantonata la soluzione del Mattarella. A tempo, persino, pur di non smuovere gli equilibri faticosamente raggiunti: un bis a tempo, giusto per accompagnare il Paese a fine legislatura, e poi Draghi potrebbe sostituirlo. Ma  quella di Mattarella è un’ipotesi che piace sempre meno, perché vista come la dichiarazione giurata dell’incapacità di trovare un nome e dunque della resa ad accontentarsi di una minestra riscaldata.

 

Insomma, la situazione è ancora molto complicata anche se la giornata di oggi, l’ultima che richiedeva un quorum qualificato a 673 voti, ha portato a qualche paletto e certezza in più. Domani si riprende alle 11, basteranno 505 voti: se l’accordo, come in tanti sperano e credono, arriverà nella notte, domani l’Italia potrebbe avere il suo nuovo presidente.


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