Il diplomino della terza media, conquistato all’età di quattordici anni, è l’ultimo ricordo della sua vita da studentessa. Susanna Farci, 35enne di Nuraminis, dall’estate del 1998 lavora. Non in modalità non stop, ma “a singhiozzo”. Qualche mese all’anno, barcamenandosi tra piatti da lavare o caffè da preparare: il termine “pelandrone”, accostato dal presidente di Confcommercio Sud Sardegna ai troppi giovani sardi disoccupati, proprio non le va giù: “Ho la schiena rotta, per davvero, sono stata pure operata e mi hanno dovuto mettere le placche. Ho lavorato a Rimini, ma la paga non era adatta, e allora sono tornata nell’Isola”, racconta, “faccio la barista, in estate, a Villasimius. Cinque mesi di lavoro all’anno, guadagno in totale cinquemila euro, mica si vive”. Nei fatti, Susanna vive ancora a casa dei suoi genitori.
“Non sono mai stata pelandrona, la mia prima stagione di lavoro è stata lavare i piatti, ogni giorno, per mille euro. Turni dalle dieci alle sedici e dalle diciotto e trenta alle cinque del mattino”. Sogna una famiglia, la 35enen di Nuraminis: “Ora come ora è impossibile, in Sardegna se hai trent’anni ti diconoche sei già troppo vecchia per un posto di lavoro. E le ventenni, spesso, non sanno nemmeno distinguere un limone da un pompelmo”.











