Il tribunale di Tempio Pausania ha condannato per stupro di gruppo Ciro Grillo, figlio del fondatore del Movimento 5 Stelle Beppe, e i suoi amici Edoardo Capitta e Vittorio Lauria a otto anni di reclusione. Sei anni e mezzo la pena inflitta a Francesco Corsiglia. Una sentenza che chiude, almeno in primo grado, una vicenda iniziata più di sei anni fa.
Tutto comincia ad agosto del 2019. Una studentessa italo-norvegese, appena maggiorenne, denuncia ai carabinieri di Milano di aver subito uno stupro di gruppo da parte di 4 ragazzi nella notte fra il 16 e il 17 luglio nella villa di Beppe Grillo a Porto Cervo, spiegando di aver perso conoscenza in preda all’alcol e di essersi ritrovata vittima di abusi. La ragazza racconta di aver incontrato i ragazzi in un locale insieme a un’amica, e di averli poi seguiti a casa Grillo: mentre l’amica dopo un po’ si addormenta, lei sarebbe stata stuprata a turno dai quattro.
I quattro giovani vengono subito indagati, ma sostengono da sempre che i rapporti fossero consenzienti. Gli inquirenti acquisiscono fotografie e un video girato quella notte, proprio da Ciro Grillo secondo quanto stabilito da una perizia tecnica: elementi che diventeranno poi centrali nell’inchiesta. La procura di Tempio Pausania chiude le indagini nel 2020 e due anni più tardi, nel marzo del 2022, si apre il processo. Ma nel frattempo il caso diventa anche politico: nell’aprile 2021 un video di Beppe Grillo, all’epoca ancora leader dei 5 stelle, scuote il dibattito pubblico. Il comico difende a spada tratta il figlio, sostiene che non ci sia stata violenza e attacca l’attendibilità della denuncia, invitando i magistrati ad arrestare lui invece di suo figlio e scatenando reazioni indignate. Anche la moglie di Grillo Parvin Tadjik, dice che “c’è un video dove si vede che lei è consenziente”
Sin dall’inizio il dibattimento si rivela complesso: decine di testimoni ascoltati, 56 quelli ammessi, perizie informatiche, analisi degli smartphone. Nel novembre del 2023 la presunta vittima, difesa da Giulia Bongiorno, avvocato e senatrice della Lega, rompe il silenzio: in una lunga testimonianza la giovane racconta di essere stata costretta a bere, di aver perso conoscenza e di aver vissuto quella notte come un incubo da cui non è più riuscita a liberarsi, tanto da cadere in atti di autolesionismo e tentativi di suicidio.
Nel frattempo, il processo va avanti tra colpi di scena e versioni contrastanti. Le difese insistono sulla volontarietà della ragazza e cercano di minarne la credibilità, richiamando anche un altro episodio denunciato in Norvegia e poi ritrattato. Dall’altra parte l’accusa, con il procuratore Gregorio Capasso, sostiene che le prove raccolte dimostrino chiaramente la violenza di gruppo e chiede nove anni di carcere per tutti. Nell’estate del 2025 si arriva alle battute finali e, dopo vari rinvii, la sentenza pronunciata oggi. Le difese dei quattro ragazzi condannati hanno già annunciato il ricorso in appello.












