La “iena” Filippo Roma ieri si è difeso in tribunale a Cagliari sostenendo di avere il diritto di fare domande e precisando che c’è una differenza tra chi realizza un servizio televisivo e l’autore dello stesso. Ma, a poche ore di distanza dal nuovo round che vede accusato Roma di diffamazione per aver dato voce nel 2016 a un imprenditore algerino che lamentava presunti mancati pagamenti da parte di due religiosi, interviene don Emilio Manca, alla guida della chiesa di Muravera. Il suo legale, Mauro Massa, ieri era presente in aula: “Tra il mio assistito e l’imprenditore algerino c’era un accordo su tutti i lavori, con tanto di contratto firmato. Don Manca, alla fine, ha pagato anche più del dovuto”, sostiene il legale. Che parla apertamente di “effetti mediatici negativi” successivi alla messa in onda del servizio su Italia 1: “Muravera si è divisa tra chi difendeva il religioso e chi ha colto l’occasione per attaccarlo, nonostante fosse il punto di riferimento spirituale della comunità da oltre trent’anni. La divisione è rientrata dopo molti anni. E le sue condizioni di salute sono anche peggiorate”.
Non solo: “La nuova chiesa intitolata a Giovanni Paolo II è stata inaugurata con un anno di ritardo. Due rinvii, entrambi di sei mesi, legati al fatto che mancavano i banchi, la statua della Madonna, arrivata solo dopo due pagamenti e altri oggetti legati al lavoro, non concluso, dell’imprenditore. Dal canto nostro”, conclude Massa, “siamo sicuri che sussista la diffamazione e confidiamo nel giudice”.











