Il prestito ai lavoratori colpiti dalla crisi del Coronavirus? Certo, sono soldi che arriverebbero in breve tempo nelle tasche di questo o quell’imprenditore, “ma poi vanno restituiti, e fa poca differenza se non sarà subito ma tra qualche anno”. Gianfranco Deidda, 65 anni, titolare dello storico ristorante di Cagliari “Basilio”, boccia la maxi manovra economica del Governo Conte: “Sarebbe molto meglio darci meno soldi, magari cinquemila euro a testa, ma a fondo perduto. Se uno presta dei soldi a me, ristoratore in crisi, e poi io devo renderglieli, dovrò comunque fare i salti mortali. Qui le spese continuano ad esserci, purtroppo puntuali: bollette della luce e dell’acqua, per esempio. Non siamo mica in ferie, anzi: sarà difficile riprendersi tutta la clientela”, afferma Deidda, “tra pranzi per comunioni, cresime e Pasqua abbiamo perso già tantissimo”.
Deidda ha, a busta paga, “sei dipendenti. Loro hanno la cassa integrazione all’ottanta per cento, sono contento perchè potranno comunque continuare a contare, sino alla fine dell’emergenza, su un sussidio minimo. Per me, invece, dall’otto marzo scorso non c’è nemmeno un centesimo”. Per il momento: il 65enne potrebbe sempre chiedere il prestito al Governo: “Certo, ma se lo farò so già che dovrò utilizzare quei soldi per saldare varie spese e per pagare i contributi, ora sospesi, dei miei lavoratori”.










