Renato Soru si ricandida ufficialmente come governatore della Sardegna, in un’assemblea pubblica gremita nel palazzo Doglio di Cagliari, ufficializzando così la rottura nel centrosinistra e in particolare con Pd e 5 Stelle che hanno scelto come candidata presidente Alessandra Todde. Una candidatura non gradita perché decisa a Roma e mai discussa, spiega la parte del centrosinistra che non la condivide e che oggi ha scelto di stare dalla parte dell’ex governatore e fondatore di Tiscali: i Progressisti, secondo partito di opposizione, Più Europa di Emma Bonino, Liberu, Progetto Sardegna e altri movimenti indipendentisti e sovranisti, ma soprattutto pezzi da novanta dello stesso Pd sardo come Romina Mura, ex deputata, sul palco insieme a Soru, emozionatissima durante il suo intervento.
“La situazione in cui si trova la Sardegna non è conseguenza di un sortilegio, siamo noi a doverci riscoprire comunità per risollevare il destino della nostra isola, riportarla ai momenti d’oro che ha vissuto, fermare la fuga dei nostri giovani. Siamo come ipnotizzati, invece ora è il momento di reagire”, ha detto Soru più volte interrotto dagli applausi dei presenti.
Nessuno sconto al Pd: “Ho tentato il confronto nel partito che ho contribuito a fondare, ho trovato solo porte chiuse. Erano disponibili a discutere di cose marginali, ma non di progetti e di chi doveva guidarli. Negano che le decisioni siano state prese a Roma un anno fa, io non ne ho il sospetto, ne ho la certezza assoluta”, ha detto Soru. “Las Todde? Non mi ha chiamato, ma per quanto mi riguarda può anche mandare un telegramma, io non faccio passi indietro”.
“Divisi si perde se abbiamo in mente gli schemi del passato, invece possiamo mettere insieme un raggruppamento di tante persone e sensibilità”, ha detto ancora l’ex governatore. “Noi non chiudiamo le porte al dialogo, quindi spero che qualcuno rinsavisca e torni a dialogare. Dico a quel pezzo di centrosinistra che si è chiuso in via Emilia, dico che siamo qui per fare un percorso comune se ritrovate il senso della democrazia e della partecipazione. Stanno attaccando il nostro statuto, tanto che persino il candidato presidente lo decidono a Roma”, ha concluso Soru.












