Una crisi che sembra non guardare in faccia più nessuno, quella legata al coronavirus ha portato effetti economici devastanti.
La racconta Simone Pinna, il primo kebbabaro della Sardegna: “Chiuso per lockdown dal 24 al ? Perché dopo il primo lockdown non ha più senso rimanere aperti, spero che dal 7 gennaio qualcosa cambi. L’unica forza che mi è stata data per riaprire e rischiare è quella dai clienti che mi sono stati vicini”.
I dati nudi e crudi: tanti debiti da pagare, bollette e canoni arretrati. “Questa mattina ho saldato due mensilità, non ho mai avuto degli sconti sul canone di locazione e non è stato facile anche perché da maggio, quando ho riaperto, ho accumulato una decina di mensilità di affitti da pagare. Ora ho ancora due mesi da saldare, 3 mila euro, e devo ancora pagare la luce di tre mesi fa. Di conseguenza ci saranno anche le tasse arretrate e chissà quando avrò la possibilità di pagarle. Se il lockdown finisce il 7 io devo rischiare di riaprire perché devo finire di pagare i debiti”.
Il servizio a domicilio non offre la sicurezza di recuperare nemmeno le spese sostenute: “Io chiudo anche perché psicologicamente non ci sono proprio, potrei essere ancora di più demoralizzato. Starò con la mia famiglia”.











