La “goccia” di felicità e gioia in un oceano di disperazione. Sivia Mura, 29enne di Cagliari, è una dei duecento postini delle bollette di Abbanoa che, da tre mesi, non ha stipendio e non ha contratto. A differenza dei suoi colleghi, però, il dramma stava per diventare doppio: “Ho scoperto di avere una brutta malattia, e allora. Ho lavorato sino a pochi giorni prima di un delicato intervento al cervello”. I soldi, sul conto, non sono però arrivati: ottobre, novembre e dicembre sono “evaporati” e la giovane stava per rinunciare a partire per l’ospedale di Milano. Ma poi, all’improvviso, la svolta: “I miei colleghi, anche loro a terra e senza stipendio, hanno fatto una colletta per permettermi di partire. Se oggi sono qui lo devo anche al loro grande cuore. Se avessi atteao Abbanoa o la società privata, probabilmente oggi non sarei qui”, dice, emozionata, la ventinovenne.
La sua voglia di lottare, soprattutto dopo il delicato intervento chirurgico, è tantissima: “A me e al mio compagno devono ancora almeno 2500 euro. Le nostre paghe sono sempre state variabili, a seconda di quanto lavoravi potevi guadagnare anche 1500 euro al mese, oppure solo trecento”.








