Ha sette dipendenti, la sua pizzeria-paninoteca esiste da molti anni ma, causa Covid e restrizioni, rischia di scomparire, di sgretolarsi tra poche settimane. Silvano Cappai, quarantanove anni, è uno dei tanti pizzaioli sardi disperati: “Da quando abbiamo le sale bloccate lavoro solo con l’asporto. La chiusura alle 18 mi ha tagliato le gambe, gli affari sono in calo di oltre il cinquanta per cento”, afferma Cappai. “I costi dell’asporto sono più alti rispetto all’avere una sala, è un servizio completamente diverso”. E molto oneroso, almeno stando alle sue parole: “Sono obbligato a tenere aperti, i miei ragazzi devono essere stipendiati ma i fondi sono finiti. E, quei pochi soldi ritirati, sono già stati consumati tra stipendi, energia elettrica e tutte le altre spese legate ad un’attività commerciale. Gli incassi sono più che dimezzati, soprattutto il sabato, quando riuscivo a fare molta cassa”.
Gli spiragli sono due. Il primo, neanche preso in considerazione da Cappai perchè dato per scontato, è che le restrizioni possano terminare. Il secondo è decisamente funesto: “Così com’è, posso reggere solo un altro mese, poi sarà difficilissimo e, per me e per chi lavora con me, sarà la morte”.










