Oggi si celebra la protettrice di minatori, pompieri, artificieri e vigili del fuoco, che si narra morì il 4 dicembre del 306 d.C. per aver difeso il suo credo, per aver abbracciato la religione cristiana scatenando l’ira di suo padre. Santa Barbara, martire cristiana, è invocata contro saette ed esplosioni poiché un fulmine colpì il padre, suo carnefice. Il comitato di quartiere di Serbariu, da tempo impegnato con i lavori di pulizia del cimitero monumentale, rende omaggio ai minatori sepolti nell’antico cimitero. “Grazie all’opera dei volontari, dopo 80 anni di incuria, il nostro cimitero rinasce e sarà presto fruibile in ogni suo spazio”.
Ma quante persone sono sepolte nel vecchio cimitero di Serbariu? “A questa domanda non è possibile rispondere – spiega il comitato – per assenza di dati oggettivi in quanto si è persa ogni traccia del registro dei morti che riposano nel nostro camposanto.
Possiamo ipotizzare che siano diverse centinaia i serbariesi e i carboniensi che vi riposano. Il cimitero è stato in uso dalla fine dell’Ottocento al 1942 ed è stato il primo cimitero di Carbonia. Quello che tutti conoscono e viene usato tutt’ora è stato inaugurato solo il 2 gennaio 1943.
Nei primi cinque anni della nuova città il piccolo cimitero di Serbariu ha ospitato tutti i morti di Carbonia, fatta eccezione per il periodo dal 1940 al 1945 quando la dicitura “Comune di Carbonia” è riferita anche agli attuali territori dei comuni di Gonnesa e Portoscuso che per 5 anni vennero annessi al Comune di Carbonia e che avevano cimiteri propri”.
Nel camposanto è presente una lapide in ricordo dei minatori morti il 14 febbraio 1938 e la statua di Santa Barbara a opera di Gavino Tilocca.










