La morte di Danilo Cancedda resta avvolta dal mistero. A chiedere giustizia con forza è la madre, che continua a denunciare troppe incongruenze mai chiarite. Secondo il suo racconto, la mattina del 13 febbraio, giorno del compleanno della figlia, e poche ore prima della morte, Danilo era sereno: comprò un regalo per la fidanzata, salutò la figlia con il dono preparato per lei e si recò al lavoro al centro commerciale. Poi, però, una fitta serie di messaggi lo mostrò improvvisamente turbato. “Con chi stava scrivendo? È stato verificato?” domanda la madre, ricordando anche il pagamento di due colazioni al bar Millennium, insolite per le abitudini del figlio. A questi dettagli si aggiungono i tanti “misteri” mai chiariti: la divisa macchiata, l’impronta di scarpa sui pantaloni, il giubbotto e il telefono scomparsi, la cintura trovata al collo senza verificarne la provenienza, la taglierina e il burrocacao che Danilo non usava, la cuffia sporca che non avrebbe mai indossato, le scarpe da lavoro immacolate nonostante il terreno fangoso. “Mio figlio non aveva nessuna intenzione di morire”, ribadisce la madre. “Se si fosse indagato davvero, oggi ci sarebbero persone sotto accusa. Io non mi fermerò: pretendo che venga fatta luce a 360 gradi”.










