Dopo le polemiche e le accuse, il direttore del tg di Sardegna Uno replica e si difende. Mario Tasca lo fa attraverso il suo profilo Facebook, prendendo posizione in particolare sulla decisione di non fare condurre il tg a due dei giornalisti che avevano protestato più vivacemente davanti al mercato: “Apprendo dai colleghi della stampa d’essere in cima alle loro attenzioni. Come non dovrebbe essere d’obbligo a giornalisti timorati, nessuno si è preso la briga di sentire la mia versione dei fatti. Allora la pubblico: ho cambiato i turni per la prossima settimana per evidenti ragioni di equilibrio e opportunità. Nulla di nuovo per chi, non essendo in malafede, conosce lo storico dei turni. Da quando un direttore non può fare le proprie valutazioni? Non può gestire il proprio lavoro come meglio crede? Non ho MAI dichiarato nessuna esclusione di nessuno. Tantomeno ho sospeso verbalmente e/o formalmente alcuno. Dunque, si parla per sentito dire e chi blatera o scrive sappia di essere il megafono dell’ego di chi mette la propria immagine davanti a tutto e tutti. Apprendo poi, sempre da colleghi più informati di me delle mie stesse cose, che l’Ordine si sarebbe fatto carico di indagare della gestione delle mie turnazioni. Spero che abbia di meglio da fare considerato il momento così difficile in cui versa l’editoria ed il lavoro dei giornalisti”.
Quello di Mario Tasca è un vero e proprio sfogo che arriva dopo giorni difficili, passati a ricevere accuse e attacchi personali. Sui quali adesso interviene con decisione: “Quando una questione di lavoro scade nella diffamazione e delazione della persona e peggio ancora, di figli e famigliari, questa diventa non solo volgare ma dimostra d’essere strumento di intenzioni diverse da quelle dichiarate. Mi pare logico che quando viene meno il rispetto per la persona e si entra nel merito dei figli, senza neppure la sensibilità di avere il buon gusto di evitare di ledere equilibri che possono essere delicati e fragili, alcun dialogo pare possibile. Il principio di un dialogo insiste sulla civiltà di gestione del medesimo, mancando questo presupposto, non ci può essere nulla da dire. per i più curiosi ma timidi che non si sono degnati di chiamarmi per sentire cosa avevo da dire, ci terrei a precisare che S1 sta vivendo un momento difficile, così come altri altri organi di stampa. Prima dell’inizio della vertenza sindacale ed anche dopo, IO mi sono proposto per affiancare come direttore e come co-editore anche se di minoranza, i colleghi che scioperavano e avevano intenzione di investire di responsabilità la Politica e le Istituzioni nell’illusione che un’azione unita e lavoratori-proprietà potesse avere maggiore peso, avendo le stesse finalità, il risanamento dell’azienda e il mantenimento della pluralità dell’informazione. La redazione ha rifiutato ogni azione congiunta. Ha rifiutato di andare con forza a richiedere ciò che era giusto. Mi chiedo se anche questo sia frutto della stessa buona fede”.













