Anche le lavoratrici e i lavoratori agricoli della Sardegna venerdì 30 aprile 2021 sciopereranno, come i loro colleghi delle altre regioni d’Italia, per protestare contro le iniquità contenute nel “Decreto Sostegni” e per chiedere a Governo e Parlamento di modificarlo. Unica differenza: i lavoratori agricoli isolani, considerata la grave pandemia ancora in corso, non manifesteranno nelle piazze, ma si asterranno dall’attività lavorativa.
Tra le richieste dei sindacati al Governo, in particolare, il riconoscimento per l’anno
2020 delle stesse giornate di lavoro del 2019 e l’introduzione del bonus per i
lavoratori stagionali agricoli, degli agriturismi e del comparto florovivaistico per
l’ennesima volta esclusi da ogni tipo di ristoro. “I lavoratori di questi settori –
dicono i segretari regionali Anna Rita Poddesu (Flai-Cgil), Bruno Olivieri (Fai-Cisl)
e Gaia Garau (Uila-Uil) – nel 2020 hanno perso milioni di giornate di lavoro in tutta
Italia a causa dell’emergenza sanitaria ancora in corso, che ha fatto precipitare gran
parte delle famiglie dei lavoratori di questo settore in una situazione di grave
povertà”.
Lo sciopero è stato deciso da Flai- Cgil, Fai-Cisl e Uila-Uil anche per rivendicare:
l’estensione della NASPI ai dipendenti a tempo indeterminato di imprese
cooperative e dei loro consorzi; tutele ai lavoratori agricoli nelle zone colpite da
calamità naturali, eventi distruttivi e parassiti; il riconoscimento di una cassa
integrazione stabile anche per i pescatori, considerata la forte riduzione dell’attività
della pesca;
Flai-Cgil, Fai-Cisl e Uila-Uil, inoltre, chiedono il riconoscimento della “clausola
sulla condizionalità sociale” nella PAC (Politica Agricola Comunitaria), in modo tale
che i contributi europei vadano solo a chi rispetta i contratti di lavoro e le leggi
sociali. I sindacati sono contrari al tentativo di semplificare ancora di più l’uso dei
voucher in agricoltura, con gravi ricadute sulle tutele e i diritti delle lavoratrici e
lavoratori; ed esprimono l’esigenza di rinnovare rapidamente i contratti provinciali
agricoli, poiché le trattative sono bloccate in quasi tutti i territori.













