“Quali sono le ragioni che hanno portato all’esclusione delle associazioni di volontariato e di altre figure professionali dalla gestione del servizio 118?” Lo chiede in un’interrogazione Paolo Truzzu, Consigliere regionale di Fratelli d’Italia-An, dopo che, con un decreto firmato dall’assessore Arru lo scorso febbraio, nella nuova composizione del Comitato sono scomparsi i rappresentanti delle associazioni di volontariato, dell’emergenza territoriale, della Protezione civile regionale, delle cooperative sociali, del Corpo nazionale di soccorso alpino e speleologico. Il Comitato sanitario regionale per l’emergenza-urgenza è stato istituito nel 1998 con compiti di consulenza tecnica in materia di organizzazione e gestione dell’emergenza sanitaria. Nel 2010, al fine di rendere più aderente la funzionalità dell’organo tecnico consultivo alle esigenze di riorganizzazione e riqualificazione del sistema, si è previsto di integrare la composizione del Comitato con l’inserimento di ulteriori figure professionali di comprovata esperienza e capacità nell’ambito del sistema emergenza-urgenza. “Ora queste figure sono state fatte sparire con un colpo di bacchetta magica dall’assessore della Sanità”, denuncia Truzzu. “Il nuovo Comitato è composto, oltre che da Arru, prevalentemente da personale ospedaliero e manca completamente di quelle figure che sino a pochi mesi fa ne facevano parte integrante e davano il loro contributo di competenze operative”. Il Comitato sanitario avrà un ruolo determinante nella gestione della nascitura Azienda regionale di emergenza-urgenza (Areus) a cui è affidato lo svolgimento dei compiti attualmente svolti dalle centrali 118. “Quali sono le ragioni che hanno spinto l’assessorato a privarsi delle competenze tecnico-operative di volontari, cooperanti sociali ed esperti nel soccorso?”, si chiede, perciò, Truzzu. Il sistema 118 in Sardegna è composto da 2 centrali operative, 24 medicalizzate e circa 200 presidi del soccorso di base gestiti da associazioni e/o cooperative, che assicurano circa il 75 per cento dei servizi, garantendo l’assistenza soprattutto nei centri più periferici. Truzzu chiede, pertanto, che venga rivista la decisione presa, in quanto “la nascita dell’Areus non può prescindere da uno studio sul soccorso di base e dalla partecipazione delle sue rappresentanze (Cri, Anpas, Misericordie e Associazioni libere oltre alle Cooperative), dai rappresentanti del soccorso avanzato e delle Guardie mediche, principali conoscitori delle esigenze, problematiche, risorse e delle più efficienti ed efficaci migliorie organizzative e gestionali del sistema dell’emergenza territoriale”.












