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Sardegna, detenuto condannato all’ergastolo muore in carcere: “Stroncato da un infarto”

di Paolo Rapeanu
6 Settembre 2022
in sardegna, zapertura1

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Sardegna, detenuto condannato all’ergastolo muore in carcere: “Stroncato da un infarto”
È un detenuto italiano di Sassari, ergastolano, ristretto nel carcere di Bancali l’ennesimo morto in un carcere italiano. A dare la notizia è il sindacato autonomo della polizia penitenziaria del Sappe, il primo e più rappresentativo dei Baschi Azzurri. “L’uomo è morto ieri di infarto. Non sono note le cause, ma era stato sorpreso in più occasioni ad inalare in cella il gas della bomboletta che legittimamente i detenuti posseggono per cucinarsi e riscaldarsi cibi e bevande. Non è ancora chiaro, dunque, se si tratta di suicidio o le conseguenze, ma certo inquieta il fatto che da alcuni giorni, un carcere nel quale non ci sono né un direttore né un comandante di reparto titolari come quello di Bancali, continuano ad accadere gravi eventi critici”, denuncia Antonio Cannas, delegato nazionale per la Sardegna del Sappe “Certo è che l’uomo, che pure aveva qualche problema di natura psichiatrica ed aveva già tentato il suicidio, è morto e questo è un fatto triste e grave. Sconforta che le autorità penitenziarie ministeriali e regionali, pur in presenza di inquietanti eventi critici, non assumano adeguati ed urgenti provvedimenti”, conclude. 
Per il segretario generale Donato Capece: “è ora che al posto delle pericolosissime bombolette a gas, a volte trasformate anche in bombe contro il personale, si dotino le carceri di piastre elettriche per riscaldare il cibo dei detenuti. La via più netta e radicale per eliminare tutti questi disagi sarebbe quella di un ripensamento complessivo della funzione della pena e, al suo interno, del ruolo del carcere. E il fatto che sia morto inalando il gas dalla bomboletta che tutti i reclusi legittimamente detengono per cucinarsi e riscaldarsi cibi e bevande, come prevede il regolamento penitenziario, deve fare seriamente riflettere sulle modalità di utilizzo e di possesso di questi oggetti nelle celle. Ogni detenuto può disporre di queste bombolette di gas, che però spesso servono o come oggetto atto ad offendere contro i poliziotti, come ‘sballo’ inalandone il gas o come veicolo suicidario. Già da tempo, il Sappe, ha sollecitato i vertici per rivedere il regolamento penitenziario, al fine di organizzare diversamente l’uso e il possesso delle bombolette di gas”. Ma il Sappe sottolinea le criticità operative del personale di polizia in relazione alla alta concentrazione di detenuti psichiatrici, come a Bancali: “È grave che la recrudescenza degli eventi critici in carcere si è concretizzata quando sempre più carceri hanno introdotto la vigilanza dinamica ed il regime penitenziario ‘aperto’, ossia con i detenuti più ore al giorno liberi di girare per le Sezioni detentive con controlli sporadici ed occasionali della polizia penitenziaria. Anche la consistente presenza di detenuti con problemi psichiatrici è causa da tempo di gravi criticità per quanto attiene l’ordine e la sicurezza delle carceri del Paese. Il personale è stremato dai logoranti ritmi di lavoro a causa delle violente e continue aggressioni. Ed è grave che, pur essendo a conoscenza delle problematiche connesse alla folta presenza di detenuti psichiatrici, le Autorità competenti non siano ancora state in grado di trovare una soluzione. Se il Capo del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria Carlo Renoldi non è in grado di trovare soluzioni alla gravissima situazione delle carceri sarde ed italiane ed alla tutela degli appartenenti al corpo di polizia penitenziaria deve avere la dignità di dimettersi”.
Tags: Sardegna
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