Quattro file con altrettante sedie, la moltiplicazione è presto fatta: sedici posti. Quasi sempre tutti occupati, e allora c’è chi aspetta o in piedi o nel mini corridoio tra la porta d’ingresso del pronto soccorso e il piazzale esterno del Santissima Trinità. L’anno scorso sono stati tra i 25 e i 27mila i cittadini transitati per quei pochi metri. Con la chiusura del San Giovanni di Dio, in tanti hanno notato un’impennata degli arrivi quotidiani. In una normale mattina, in appena sessanta minuti, tra le 10:30 e le 11:30, sono cinquantasette le persone che raggiungono il pronto soccorso. E l’attesa è lunga e anche snervante.
“È la seconda volta che vengo qui nel giro di un mese, ho problemi cronici di salute e non posso andare fuori città. L’altra volta ho dovuto attendere due ore”, racconta Gianna, 61 anni, mentre attende di essere chiamata dagli infermieri. Maurizio, 52 anni: “Un’ora abbondante di attesa, non c’è posto per sedersi. Ho seri problemi a una gamba ma c’è chi sta peggio di me. Attendo il mio turno appoggiato al muro”. Carlo, 55 anni, accompagna la moglie, che ha problemi cardiaci. “Qui l’attesa è la regola, ci sono pochissime sedie e il pronto soccorso è troppo piccolo. Potrebbero ingrandirlo o trasferirlo in una sala più grande”.
Le proteste, in aumento soprattutto da quando i vari reparti del San Giovanni di Dio sono stati trasferiti a Monserrato, arrivano fino alle orecchie dei sindacati. “È una doppia situazione assurda, sono penalizzati sia i pazienti sia gli operatori”, afferma Paolo Cugliara, segretario provinciale Fials. “In alcune stanze del pronto soccorso, nei tanti mesi di caldo tipici di Cagliari, è impossibile resistere a lungo. È sotto gli occhi di tutti la necessità di dover ragionare, in tempi rapidissimi, su un ampliamento del pronto soccorso, per il bene dei cittadini e dei lavoratori dell’ospedale”.










