A volte le date non si conoscono, ed è un dramma. Altre volte sì, ed è lo stesso una tragedia. La sanità sarda è ancora in frantumi e le testimonianze, nel giorno in cui Casteddu Online ha pubblicato gli ultimi dati ufficiali della Regione sui tempi di attesa “mostruosi” negli ospedali del Cagliaritano, fioccano come neve. La disperazione regna sovrana. C’è chi vede il suo lavoro sempre più impossibile da recuperare perchè, con la schiena bloccata ,non può certo tornare a fare l’operaio in azienda e chi, a 78 anni suonati, pensa che siano tutt’altro che basse le possibilità di andarsene all’altro mondo senza avere potuto fare questo o quell’esame. Tutte le età sono coinvolte, le storie sono le più disparate e sono tutte drammatiche. Giacomo Montis ha 34 anni, vive a Vallermosa con la moglie e la loro figlioletta. Lavora solo lui in famiglia, operaio addetto allo scarico di merci in un’azienda privata: “Dopo vari accertamenti sono stato inserito in una lista d’attesa , lo scorso diciassette gennaio, per un intervento chirurgico da fare al Santissima Trinità, nel reparto di Radiologia interventistica. Devono devitalizzarmi i nervi della spina dorsale, tutto per colpa di un movimento sbagliato che ho fatto sul posto di lavoro. Mi hanno detto che l’attesa sarebbe stata tra i due mesi e i 180 giorni. Ho già contattato più volte l’ospedale, mi hanno detto che sono sospesi gli interventi perchè non hanno gli aghi”. Altri ospedali ai quali rivolgersi? “Non me ne hanno comunicato. Il dramma è che la malattia scadrà a fine mese, poi non potrò più sfruttarla perchè sarò, lavorativamente parlando, nel periodo di conforto e il mio datore potrà scegliere se tenermi o licenziarmi. Non ho risposte certe, a causa della sanità sarda a rotoli rischio di restare disoccupato”, osserva, disperato, il trentaquattrenne. “Poi chi porterà il pane a casa?”.
Ha invece lavorato per 35 anni come artigiano Gesuino Piroddi, settantottenne di Sarroch. Nella sua casa di Porto Columbu riesce a scorgere il mare insieme alla moglie, disabile. Lui è un malato oncologico da nove anni: “Ho cercato di prenotare una risonanza magnetica del collo e del massiccio fatale, mi hanno dato appuntamento a luglio 2026. È inaccettabile, per quella data potrei già essere morto, dentro una bara”, dice, con tutta la rabbia possibile mista a sconforto, il pensionato. “Per poter avere diritto alla visita di controllo del 2024 ha dovuto fare le stesse risonanze magnetiche a pagamento, spendendo 580 euro. Ho lavorato una vita e pagato i contributi per avere diritto alla sanità e, arrivato alla misera pensione di 800 euro, con tanto di patologia oncologica, dico solo che è vergognoso sentirsi dire di dover aspettare due anni per, eventualmente, curarsi .Dove sta la sanità italiana? E quella sarda?”










