Giorgio Zucca, sindaco di Sardara sulla gestione della sanità regionale: “I territori hanno il diritto – e il dovere – di essere ascoltati, soprattutto quando portano all’attenzione problemi che incidono direttamente sull’accesso alle cure e sulla qualità della vita di tanti cittadini costretti a percorrere decine di chilometri ogni giorno”.
In questi mesi i territori del Medio Campidano hanno più volte richiesto un confronto diretto con l’ormai ex Assessore Regionale alla Sanità per rappresentare con urgenza le criticità della provincia.
Nonostante una lettera firmata da tutti i sindaci dell’area e successivi solleciti formali, “non abbiamo ricevuto alcun riscontro né dall’Assessorato né dalla Direzione della ASL di Sanluri”.
Si apprende ora delle possibili nuove funzioni di consulenza attribuite all’ex Assessore, “al di là delle valutazioni politiche, ciò che come amministratori locali riteniamo imprescindibile è che chi riveste incarichi tecnici o politici dimostri attenzione, disponibilità e rispetto verso i territori. Purtroppo, fino ad oggi, questo non è avvenuto.Come Sindaco di Sardara, e insieme ai colleghi del Medio Campidano, ribadisco che le nostre comunità non chiedono privilegi, ma ascolto, confronto e soluzioni concrete. La sanità non può essere gestita senza una relazione costante con i territori che ne conoscono da vicino i bisogni e le difficoltà”.
Viene rinnovata pertanto la richiesta di un incontro ufficiale con i nuovi interlocutori regionali e con la ASL, “affinché si possa finalmente avviare un percorso serio e condiviso per affrontare le criticità del nostro sistema sanitario.
La collaborazione istituzionale non è un’opzione: è una responsabilità verso i cittadini che tutti siamo chiamati a onorare”.
Di recente, Bartolazzi ha riassunto le criticità riscontrate in Sardegna legate anche alla gestione, al sistema sanitario immobile da decenni, proponendo, sin dall’inizio, di istituire un direttivo non sardo. Impossibile, per Zucca, non provare “che un misto di imbarazzo e irritazione corra lungo la schiena, soprattutto per chi ha a cuore la sanità sarda.
L’uomo chiamato a risolverla, ne certifica l’irreversibile declino. È vero? Purtroppo, la percezione e i dati su alcune prestazioni (liste d’attesa, mobilità passiva) non sono confortanti, ma sentirlo dire dall’uomo che avrebbe dovuto guidare il cambiamento è un atto di accusa, non un piano d’azione.
Non si tratta di una critica, ma di uno sputo in faccia all’intera classe medica e manageriale sarda. Un professionista che non riesce a trovare un solo collega sardo degno di fiducia per un ruolo apicale, o è circondato da inetti o ha un problema serio di valutazione”. Ma una domanda sorge spontanea: “E se avesse ragione lui? E se noi sardi fossimo davvero a quel livello “belluino” di inefficienza, connivenza e mancanza di leadership che l’ex assessore ha descritto tra le righe?
E se fossimo, nella nostra ingenua suscettibilità e nel nostro orgoglio ferito, non titolati a mettere alla berlina un personaggio che ha solo avuto il coraggio di esporre la nostra nuda, cruda e fallimentare realtà manageriale?
Magari l’imbarazzo non è per Bartolazzi, ma per lo specchio che potrebbe averci sbattuto in faccia.
Bisogna pensarci un pò”.













