Il pacco di Natale della Regione, una lettera del dg sanità per dare il benservito ai commissari scelti dalla Todde e un vuoto di incarico che rischia di mandare ancora più per aria il disastrato sistema sanitario della Sardegna: ora a capo delle Asl non ci sono né i commissari né gli ex dg che nel frattempo hanno avviato azioni legali per il reintegro. Un ennesimo pasticcio, firmato integralmente 5 stelle: la scelta dei commissari è stata in capo esclusivamente alla presidente Alessandra Todde, che ne aveva rivendicato l’esclusiva competenza, tanto che gli assessori del Pd erano usciti dalla giunta al momento della votazione.
Il resto è arrivato come un colpo di scena di fine anno: sabato sera, dopo cena, a uffici vuoti da giorni visto che si trattava del sabato dopo Natale, una comunicazione secca ha messo fine ai commissariamenti: tutti a casa, con una comunicazione firmata dal direttore generale della Sanità Oppo. La sentenza della Corte costituzionale, che ha demolito l’architrave del commissariamento generale, viene letta così: tutto illegittimo, tutto da annullare.
Peccato che, tolti i commissari, resti il vuoto. Chi firma? Chi decide? Chi garantisce che ospedali, servizi territoriali e emergenze continuino a funzionare senza inciampi formali? La risposta ufficiale è una toppa giuridica: entra in scena la supplenza. In assenza del direttore generale, toccherebbe al direttore amministrativo o sanitario reggere il timone, limitandosi all’ordinaria amministrazione e agli atti urgenti. Una gestione provvisoria, assicurano dalla Regione, destinata a durare solo il tempo necessario per nominare i nuovi vertici.
Ma è proprio qui che la trama si ingarbuglia. Perché anche quei direttori amministrativi e sanitari potrebbero poggiare su basi fragili. Se la Corte ha bocciato il meccanismo che ha portato al commissariamento, è verosimile pensare che siano nulle anche le nomine successive. Tradotto: il supplente potrebbe non avere titolo. E davanti a questo rischio qualcuno avrebbe già alzato le mani: niente firme, niente responsabilità.
Dunque, chi verrà chiamato a guidare le aziende sanitarie? Le procedure “ordinarie” evocano un ritorno al passato, con i direttori generali nominati prima del cambio di maggioranza pronti a rivendicare il posto perso. Ma quei nomi portano il segno della precedente giunta di centrodestra, e nell’attuale coalizione nessuno sembra disposto a riaccoglierli a braccia aperte. Pd e Movimento 5 stelle, già divisi su questo dossier, rischiano di trasformare la scelta dei nuovi manager in un nuovo campo di battaglia.
Infine, su tutto, la questione economica: si va verso ricorsi milionari contro la Regione. Che la Todde, che ha voluto tirare dritto con i commissari farà pagare a caro presso a tutti i sardi.












