Il Consiglio dei ministri ha impugnato la legge sul commissariamento delle asl in Sardegna. Una decisione largamente attesa e prevista, scontata dopo che a chiedere l’impugnazione era stato proprio il ministero della Salute. Lo scontro tra Stato e Regione si fa dunque ufficiale, a meno di due mesi dall’approvazione del provvedimento voluto dalla presidente Alessandra Todde e dalla sua maggioranza.
Al centro del contenzioso, il commissariamento dei vertici di tutte le aziende sanitarie regionali. Una mossa giudicata dal governo non solo politicamente discutibile, ma anche giuridicamente illegittima. Il ministero della Salute, guidato da Orazio Schillaci, aveva già sollevato dubbi venti giorni fa. Ora, la linea è netta: la norma viola “i principi fondamentali in materia di tutela della salute” e introduce una forma di spoils system che la Corte Costituzionale ha già bocciato in passato.
Secondo Roma, prevedere la decadenza automatica dei dirigenti sanitari compromette la continuità amministrativa e mette in discussione la terzietà della sanità pubblica. Una posizione che ha già innescato forti tensioni politiche nell’isola. Il Partito Democratico, partner centrale della coalizione che sostiene Todde, ha preso le distanze: non ha partecipato alla riunione della Giunta in cui sono stati nominati i nuovi commissari, segnando il primo vero strappo all’interno della maggioranza.
La presidente, da parte sua, respinge le accuse e denuncia una “lettura politica” della norma, che a suo dire è stata “volontariamente distorta”.
Intanto, oggi pomeriggio è previsto un incontro tra Todde, gli assessori e i capigruppo della maggioranza.