Mesi persi a polemizzare e poi tutto andrà come deve e come è sempre stato: le leggi saranno approvate nei limiti di tempo massimo previsto, la poltrona sarà salva ancora una volta e la prossima battaglia di principio sarà rimandata a quando l’attenzione mediatica riaccenderà i fari su un qualche altro argomento.
La Sardegna, stritolata e maciullata dalle sue stesse scelte, si deve rassegnare: nonostante le proteste dei sindacati, con una Cgil che coraggiosamente ha guidato la protesta contro la giunta di centrosinistra, cosa mai accaduta nella storia del sindacato e che la dice lunga sul livello di esasperazione, accadrà quello che deve accadere.
La legge-riforma sanitaria sarà approvata, i consiglieri dell’opposizione dopo essersi presi un po’ di visibilità lasceranno che accada e poi avanti il prossimo, anzi la prossima: la finanziaria.
E così, mentre i sardi aspetteranno miracoli dai nuovi manager asl, si inizierà con comodo a parlare della manovra di bilancio, ovvero di quella legge che avrebbe dovuto essere approvata a dicembre scorso. Scontato il quarto mese di esercizio provvisorio, l’ultimo possibile prima dello scioglimento: e, anche in questo caso, assisteremo come in una storia già scritta al gioco delle parti nell’aula di via Roma. Le proteste dell’opposizione di centrodestra, l’annuncio di improbabili aventini, poi un po’ ciascuno e tutto si risolverà, magari a poche ore dal termine ultimo. Mentre i sardi aspettano il cambiamento promesso.











